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Ma chi lo dice che i vecchi diventano svaniti? (II)
Sofocle
compose tragedie fino all’estrema vecchiaia; dal momento che a causa di
questa passione sembrava trascurare il patrimonio familiare, fu citato in
giudizio dai figli, affinchè, come secondo le nostre disposizioni si è
soliti interdire i padri che amministrano male il patrimonio, così i
giudici lo allontanassero dal(la gestione del) patrimonio come se (fosse)
rimbambito. Allora si dice che il vecchio recitò di fronte ai giudici
quella tragedia che aveva tra per le mani e (che) aveva composto da poco,
l'Edipo a Colono, e chiese se quell’opera sembrava (essere) di un
rimbambito. E dopo averla recitata fu assolto dalle sentenze dei giudici.
Forse, dunque, che la vecchiaia costrinse al silenzio nei loro studi
costui, forse Omero, forse Esiodo, Simonide, Stesicoro, forse quelli che
ho detto prima, Isocrate, Gorgia, forse i più ragguardevoli tra i
filosofi, Pitagora, Democrito, forse Platone, forse Senocrate, forse poi
Zenone, Cleante o quello che anche voi vedeste a Roma, lo stoico Diogene?
O forse in tutti l’esercizio degli studi non uguagliò la (durata della)
vita? Orsù, per tralasciare codesti studi divini, posso nominare i
campagnoli romani (provenienti) dall’agro sabino, vicini ed amici miei,
in assenza dei quali (lett.: essendo assenti i quali) non si fa mai in
campagna quasi nessun lavoro di una certa importanza, dal momento che non
si semina, non si raccolgono e non si mettono via i frutti (lett.: non
seminando, non raccogliendo, non conservando i frutti).
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