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L’utilità e l’onestà non sempre vanno d’accordo 

 

Gli Ateniesi non potendo sostenere in nessun modo l’assalto dei Persiani e decidendo di salire sulle navi, dopo aver abbandonato la città e dopo aver messo in salvo le mogli e i figli a Trezene, e di difendere la libertà della Grecia con la flotta, lapidarono un certo Cirsilo che cercava di convincer(li) a rimanere in città e ad accogliere Serse. Anch’egli sembrava seguire l’utilità, ma questa non c’era, poiché vi si opponeva l’onestà. Temistocle, dopo la vittoria nella guerra contro i Persiani (lett.: dopo la vittoria di quella guerra che ci fu con i Persiani), disse in assemblea di avere un piano utile allo Stato, ma che non era necessario che venisse conosciuto; chiese che il popolo gli desse qualcuno con cui parlar(ne); gli fu dato Aristide. A costui egli (rivelò) che si poteva incendiare di nascosto la flotta degli Spartani che era alla fonda (lett.: era stata collocata) a Giteo, azione questa con cui era inevitabile che le risorse degli Spartani venissero demolite. Dopo aver udito ciò, Aristide venne in assemblea tra grande aspettazione  disse che il piano che Temistocle proponeva era molto utile, ma niente affatto onesto. E così gli Ateniesi ritennero che ciò che non era onesto non fosse nemmeno utile e su consiglio di Aristide, rifiutarono l’intero progetto che non avevano neppure udito.

 

 

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