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La gloria di Attilio Regolo passa attraverso il suo supplizio

 

Ma per quel che riguarda la tutela del culto, non so se Attilio Regolo non abbia superato tutti, (egli) che, ridotto da splendido vincitore alla miserevole sorte di prigioniero per le insidie di Asdrubale e del generale spartano Santippo e inviato come ambasciatore al senato e al popolo romano perché fossero scambiati con lui, uno e vecchio, parecchi giovani cartaginesi (lett.: dei Cartaginesi), dato il consiglio contrario (lett.: al contrario), si diresse a Cartagine, non certo non sapendo da che (nemici) crudeli e a lui giustamente ostili facesse ritorno, ma perché aveva giurato a costoro che sarebbe ritornato da loro se non fossero stati restituiti i loro prigionieri. Avrebbero potuto, è vero, gli dei immortali mitigare l’efferata crudeltà. Ma affinché la gloria di Attilio Regolo fosse più luminosa, permisero che i Cartaginesi si comportassero secondo le (lett.: si servissero delle) loro usanze, visto che avrebbero scontato, nella terza guerra punica, con la rovina della loro città, la giusta punizione del supplizio così crudele inflitto ad un uomo dall’animo estremamente leale (lett.: le giuste espiazioni di uno spirito lealissimo tanto crudelmente torturato).

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