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La leggenda di Arione (I parte)
Arione
fu un suonatore di cetra famoso nei tempi antichi (lett.: antico e
famoso). Egli fu di Lesbo. Il re di Corinto Periandro (lo) tenne in conto
di amico carissimo per le sue doti artistiche (lett.: considerò amico e
amato per l’arte). In seguito egli si allontana dal re per visitare le
famose terre di Sicilia e d’Italia. Quando giunse là, deliziò le
orecchie e lo spirito di tutti nelle città di entrambi i paesi. Egli in
seguito poi carico di soldi e di ogni bene materiale (lett.: pieno di gran
quantità di denaro e di molto bene materiale), decise di ritornare a
Corinto; scelse dunque una nave e dei marinai corinzi in quanto più
conosciuti e più amichevolmente disposti verso di lui. Ma Erodoto narra
che quei Corinzi, accolto Arione (lett.: l’uomo) e spinta la nave in
alto (mare), avidi di preda e di denaro, presero la decisione di uccidere
Arione. Allora egli, avendo in quel momento compreso la (sua) rovina,
consegnò il denaro e tutti i suoi beni perché (se li) tenessero (e li)
pregò di risparmiargli solo la vita. I marinai si astennero
dall’ammazzarlo brutalmente (lett.: con la violenza) con le loro mani,
ma (gli) ordinarono di buttarsi in mare a capofitto, lì per lì subito
davanti (a loro). L’uomo allora, terrorizzato, perduta ogni speranza di
sopravvivenza,
(li) pregò ancora di un’unica cosa, che, prima di affrontare la
morte, gli permettessero di indossare tutti i suoi vestiti, di prendere la
cetra e di cantare un canto, conforto di quella sua sventura. Ottiene ciò
che aveva chiesto. E lì in breve, cinto, ammantato, ornato secondo il
(suo) costume, cantò con voce altissima un canto che si chiama “orzio”.
Alla fine del canto si gettò giù nel (mare) profondo, con la cetra e
tutti gli ornamenti (lett.: tutto l’ornamento) così come stava e (come)
cantava. Copyright: traduzione di proprietà del sito www.studentimiei.it. Diritti riservati. |