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Gli abitanti di Acerra sfuggono ad Annibale

 

Essendosi Annibale ritirato ad Acerra, dopo aver perso la speranza di impadronirsi di Nola, Marcello subito, fatte chiudere le porte e disposti corpi di guardia, perché nessuno uscisse, fece una inchiesta nel foro su coloro che di nascosto erano stati a colloquio con i nemici. (Ne) fece decapitare (lett.: colpire con la scure) più di settanta condannati per tradimento e ordinò che i loro beni fossero di proprietà (lett.: pubblici) dello Stato romano e affidato il governo al senato, partito con tutto l’esercito, si stanziò sopra Suessola, dopo aver(vi) posto l’accampamento. Il Cartaginese dapprima tentò di indurre Acerra ad arrendersi volontariamente (lett.: ad una resa volontaria), poi, dopo che vide (lett.: vede) (gli abitanti) fermi nella fedeltà (a Roma), si preparò (lett.: si prepara) ad assediarla e ad attaccarla. Ma gli Acerrani avevano più coraggio che forze: pertanto, perduta ogni speranza di difendere la città, quando videro che si scavavano trincee intorno alle mura, prima che i lavori dei nemici fossero compiuti, dileguatisi nel silenzio della notte attraverso gli intervalli delle opere di fortificazione e le postazioni prive di guardie, attraverso vie e luoghi senza vie, dove ciascuno era condotto dalla volontà o dal caso (lett.: per dove la volontà o il caso portò ciascuno), si rifugiarono nelle città della Campania che si sapeva con certezza che erano rimaste fedeli (a Roma) (lett.: non avevano cambiato il rapporto di fedeltà).

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