Odissea: Polifemo (le fila del racconto)
1.Il Laerziade e i compagni vedevano una grotta eccelsa ombreggiata da lauri vicino al mare; qui c’erano greggi, sia pecore sia capre; nella grotta dimorava un uomo mostruoso, il Ciclope Polifemo. Il Laerziade andava con i compagni verso la spelonca con un otre di nero vino, dolce che era un dono di Marone indovino di Apollo; Polifemo, però non era nella grotta, ma pasceva le pingui greggi al pascolo. Quando Polifemo sopraggiungeva, portava un pesante carico di legna, affinché servisse per la cena; dopo che faceva con zelo i suoi lavori, accendeva il fuoco e volgeva lo sguardo verso il Laerziade e i suoi compagni e diceva: “Stranieri, che siete?”. E il Laerziade rispondeva: “Siamo Achei distruggevamo la città dei Troiani, ma ora ritorniamo nella patria. Ti siamo ospiti per caso: rispetta gli dèi e soccorrici”. E Polifemo non rispondeva, ma, afferrando due dei compagni li sbatteva a terra e li mangiava; a causa della tracotanza e dell’animo spietato del Ciclope, l’impotenza invadeva gli Achei. Allo spuntar del giorno (lett.: con l’Aurora) Polifemo chiudeva gli Achei nella grotta e volgeva verso il monte le pingui greggi. Il Laerziade allora, meditando mali al Ciclope, trovava un bastone, lo rendeva aguzzo e lo nascondeva sotto il letame. Quando a sera Polifemo ritornava pascolando le greggi, dopo che mangiava due dei compagni, il Laerziade, avvicinandosi con un boccale di nero vino tra le mani diceva: “Ciclope, to’, bevi il vino poiché mangi carni umane e dammi il dono ospitale”. E Polifemo tracannava e godeva nel bere dolce vino e diceva: “Dammi ancora vino e dimmi il tuo nome affinché ti offra il dono ospitale”. “Mi chiamo (lett.: a me è nome) Nessuno”, “Io voglio mangiarti per ultimo: questo è il dono ospitale”. Polifemo ubriaco (lett.: grave di vino) cadeva supino piegando di lato il grosso collo e gli Achei prendendo il bastone aguzzo in punta lo spingevano nell’occhio e (lo) giravano; mentre la pupilla bruciava, la vampa ardeva le ciglia. Polifemo paurosamente gemeva e chiamava a gran voce i Ciclopi che abitavano intorno; ed essi arrivano e chiedono: “Che cosa accade? Forse qualcuno tuo malgrado (lett.: essendo tu contrario) ti porta via le greggi?” E Polifemo: “Nessuno mi ferisce”. Gli altri Ciclopi allora dicono: “Se nessuno ti ferisce, stai zitto”. Così la saggezza dell’uomo vince la tracotanza del Ciclope. 12.Gli Achei escono dalla grotta legati sotto il petto delle lanose pecore.
|