Cicerone deplora i ludi
pompeiani
E se in quei giorni hai dato ascolto al tuo Protogeno, purché ti abbia
letto qualunque cosa piuttosto che le mie orazioni, sicuramente hai
provato molto più piacere di tutti noi.
Infatti non penso che tu abbia rimpianto i giochi greci o osci,
soprattutto perché puoi vedere quelli osci anche nel vostro senato e non
ami quelli greci al punto che non sei solito andare per la via greca
neppure alla tua villa. Infatti perché dovrei pensare che tu rimpiangi
gli atleti tu che (= visto che) disprezzi i
gladiatori? In questi lo stesso Pompeo confessa di aver perduto l’olio e
la fatica: rimangono (= poi ci sono) due spettacoli di caccia al giorno
per cinque giorni, splendidi, nessuno lo nega; ma quale piacere può
esserci per un uomo sensibile quando un uomo debole viene sbranato da
una belva fortissima o una fiera nobile viene trafitta da uno spiedo da
caccia? Questi spettacoli, se si devono vedere, li hai già visti spesso:
e noi
che vediamo queste cose, non abbiamo visto niente
di nuovo. L’ultimo fu il giorno degli elefanti. In questo grande fu
l’ammirazione del popolo e della folla, non ci fu nessun piacere: anzi
nacque anche una sorta di compassione e un pensiero di tal tipi (cioè)
che quella bestia abbia una certa comunanza con il genere umano.
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