Per la Sicilia furono arruolati 3000 soldati, dal
momento che era già stato trasportato in Africa il
nerbo delle forze di quella provincia; poichè si era
deciso, nel timore che qualche flotta passasse
dall’Africa, di proteggere la costa siciliana con
400 navi, Villio portò con sé in Sicilia 13 navi
nuove, mentre le rimanenti vecchie furono restaurate
in Sicilia. M. Pomponio, pretore dell’anno
precedente, dopo essere stato preposto al comando
prorogato, imbarcò le reclute giunte dall’Italia. I
senatori decisero di dare un uguale numero di navi a
Gneo Ottavio, pretore nel precedente anno, con pari
poteri, per difendere la costa della Sicilia;
Lentulo ricevette il comando di dare per le navi
2000 soldati. E le coste dell’Italia, poiché era
incerto dove i Cartaginesi avrebbero inviato la
flotta, - d’altra parte sembrava che avrebbero
assalito le coste rimaste sguarnite di presidi –
furono affidate a M. Marcio pretore dell’anno prima
con altrettante navi. I consoli arruolarono 3000
soldati per quella flotta secondo la decisione dei
senatori e due legioni urbane per una eventuale
guerra. Le Spagne furono assegnate ai comandanti
Lentulo e Manlio Acidino con gli stessi eserciti e
gli stessi poteri. La guerra fu condotta in quell’anno
dai Romani con 20 legioni e 160 navi da guerra. Ai
pretori fu ordinato di andare nell province: prima
di partire dalla città i consoli ricevettero
l’ordine di celebrare i grandi giochi, che il
dittatore Tito Manlio aveva promesso per cinque
anni, se lo stato si fosse trovato nella stessa
condizione. E negli animi degli uomini i presagi,
annunciati da parecchi episodi, muovevano nuovi
timori religiosi: si credette che i corvi avessero
non solo beccato l’oro sul Campidoglio ma che lo
avessero anche mangiato; ad Anzio i topi
rosicchiarono una corona d’oro; un gran numero di
cavallette invase tutto il territorio nei dintorni
di Capua, in modo che non si sapesse da dove fossero
venute; a Rieti nacque un puledro con cinque zampe;
ad Agnani si diffusero dapprima dei fuochi nel
cielo, poi scoppiò un grande incendio; a Frosinone
un arco sottile circondò il sole, poi un cerchio più
grande di sole esternamente racchiuse quell’arco; ad
Arpino in un campo coltivato il terreno sprofondò in
un grande avvallamento; ad uno dei due consoli, che
immolava la prima vittima, mancò la parte superiore
del fegato. Quei presagi furono scongiurati con
vittime adulte; il collegio dei pontefici indicò a
quali dei si dovessero fare sacrifici.
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