L'amicizia secondo Cicerone - Cicerone

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Tra le cose umane l’amicizia è l’unica della cui utilità tutti sono unanimemente d’accordo. Per quanto, da molti la virtù stessa è disprezzata e si dice che essa sia una sorta di vanteria e di ostentazione; molti guardano dall’alto in basso la ricchezza, (molti) che, contenti di poco, si compiacciono di un modesto tenore di vita (lett.: che, contenti di poco, un tenore di vita modesto attrae); le cariche pubbliche poi, dal cui desiderio alcuni sono infiammati, quanti le disprezzano al punto che ritengono che non ci sia nulla di più vano, nulla di più futile! Allo stesso modo altre cose che ad alcuni sembrano ammirevoli, ci sono moltissimi che non le considerano nulla; dell’amicizia, invece, tutti fino all’ultimo pensano la stessa cosa, sia quelli che si sono dedicati allo Stato (= alla politica), sia quelli che si compiacciono della scienza e della filosofia [lett.: della conoscenza della realtà (= delle cose) e della dottrina (filosofica)], sia quelli che gestiscono i loro affari lontani dalla vita pubblica e infine quelli che si sono dati completamente ai piaceri, (pensano) che senza amicizia non ci sia vita. Se solo vogliano vivere per qualche parte da uomini liberi (lett.: avverbio). L’amicizia infatti si diffonde (lett.: serpeggia), non so in che modo, attraverso la vita (lett.: plurale) di tutti e non permette che ci sia alcun modo di trascorrere la vita senza di lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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