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Il re dei Persiani Sapore prepara l’attacco ai Romani 

 

Mentre a Sirmio si indagavano queste cose con fervido impegno, la fortuna dell’Oriente ridava fiato alle terribili trombe dei pericoli. Infatti il re di Persia, armatosi con l’aiuto delle popolazioni selvagge che aveva sottomesso e bruciando di un desiderio sovrumano di accrescere il suo regno, preparava armi, truppe e vettovaglie, chiamando a partecipare dei suoi consigli le ombre del Tartaro (lett.: mescolando i suoi piani alle ombre del Tartaro) e consultando tutti gli indovini sul futuro. Avendo provveduto abbastanza a tutte queste cose, pensava di sferrare l’attacco generale (lett.: invadere tutti i luoghi) ai primi tepori della primavera. E allorchè questi fatti venivano riferiti prima come voci vaghe poi come notizie certe, e una grande paura delle sciagure imminenti teneva tutti sospesi, l’officina dei cortigiani, battendo giorno e notte sulla stessa incudine, come si dice, ad arbitrio degli eunuchi rappresentava all’imperatore, pauroso e sospettoso, Ursicino come se fosse il volto torvo della Gorgone (lett.: come l’aspetto torvo del volto Gorgoneo), spesso ripetendo queste e simili cose, che, ucciso Silvano, quasi per mancanza di uomini migliori, mandato per la seconda volta a difendere l’Oriente (lett.: le parti orientali), aspirava ad accrescere il suo potere (= aspirava ad un potere più elevato).

 

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