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L'avversa fortuna può colpire chiunque
Davanti a casa nostra passano tanti funerali: (noi) non pensiamo alla morte; (si vedono) tante morti premature: noi ci diamo pensiero della toga dei nostri bambini, noi (ci preoccupiamo) del servizio militare, del possesso dell’eredità paterna. Ci cade sotto gli occhi l’improvvisa povertà di tanti ricchi e a noi non viene mai in mente che anche le nostre ricchezze si trovano su un terreno ugualmente scivoloso. Vuoi tu capire che sei esposto a tutti i colpi e che quei dardi che hanno trafitto altri, sono stati vibrati vicino a te! Come se (tu) assalissi poco armato un muro o una postazione presidiata da un gran numero di nemici e difficile da scalare, aspettati una ferita e pensa che quei sassi, che volano sopra di te insieme a frecce e giavellotti, sono stati lanciati contro il tuo corpo. Tutte le volte che uno cadrà al (tuo) fianco o dietro le (tue) spalle, esclama: “Non mi ingannerai, o Fortuna, e non mi assalirai (mentre me ne sto) tranquillo o noncurante. So che cosa prepari: hai colpito un altro, è vero, ma miravi (lett.: hai mirato) a me”. Chi mai ha guardato le sue cose come destinate a perire? Chi di noi ha mai osato pensare all’esilio, alla povertà, al lutto? Chi, se venisse invitato a pensar(ci), non respingerebbe (l’ammonimento) come (se fosse) un cattivo augurio e non desidererebbe che si riversasse sulla testa (lett.: ordinerebbe a quelle maledizioni di andare a finire sulle teste) dei (suoi) nemici o dello stesso inopportuno ammonitore? “Non avrei (mai) pensato che sarebbe accaduto”. Puoi (tu) pensare che non accadrà qualcosa che sai che può accadere, che vedi che è (già) accaduto a molti? Oh verso egregio e degno di non provenire da un palcoscenico: “Può accadere a chiunque ciò che può (accadere) a qualcuno”.
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