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Non vi è eloquenza senza libertà

 

La grande eloquenza, come la fiamma, ha bisogno di materia che la alimenti e di movimento che la ravvivi (lett.: è alimentata dalla materia ed è ravvivata dai movimenti) e bruciando brilla. La medesima causa fece progredire anche nella nostra città l'eloquenza degli antichi. Sebbene infatti anche gli oratori di questi tempi abbiano conseguito quei successi che si potevano concedere (loro) in uno Stato ordinato, tranquillo e felice, tuttavia sembra (lett.: sembrava) che (gli antichi) in quella confusione e licenza ottenessero più successi, allorché, essendo tutte le cose confuse e mancando di un unico capo, ciascun oratore valeva tanto quanto era in grado di convincere il popolo allo sbando. Di qui le continue leggi e il favore popolare, di qui i discorsi di magistrati che quasi pernottavano sulla tribuna oratoria, di qui le accuse contro accusati eccellenti e le inimicizie consegnate (in eredità) anche alle famiglie, di qui le fazioni dei patrizi e le assidue lotte del senato contro la plebe. Ma, sebbene questi singoli mali dilaniassero lo Stato, tuttavia tenevano in esercizio l'eloquenza di quei tempi e sembrava che (la) ricolmassero di grandi premi, perché quanto più ciascuno era abile nel parlare (lett.: poteva con il dire), tanto più facilmente raggiungeva le cariche pubbliche, tanto più nelle stesse cariche superava i suoi colleghi, tanto maggior favore (lett.: tanto più di favore) si procurava presso i potenti, (tanto) maggiore autorità presso i senatori, (tanto) maggiore notorietà e fama presso la plebe.

 

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