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I sette re di Roma
Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo
Romolo, dopo aver fondato la città, che dal suo nome chiamò Roma, fece più o meno queste cose. Accolse nella cittadinanza un gran numero di confinanti, scelse cento tra i cittadini più anziani, che chiamò senatori a causa della vecchiaia, per fare tutte le cose con il loro consiglio. In quel tempo, poiché egli stesso e il popolo non avevano mogli, invitò allo spettacolo dei giochi le popolazioni vicine alla città di Roma e fece rapire le loro fanciulle. essendo scoppiate guerre per l'offesa delle rapite, vinse i Ceninesi, gli Antemnati, i Crustumini, i Sabini, i Fidenati, i Veienti. Tutte queste città stanno intorno a Roma. E poiché, essendo scoppiata all'improvviso una tempesta, era sparito (lett.: non era comparso), nel trentasettesimo anno di regno si credette che fosse salito agli dei e fu divinizzato. Poi a Roma ebbero il potere i senatori per cinque giorni ciascuno e, sotto il loro governo trascorse un anno (lett.: governando questi, fu completato un anno).
Poi fu fatto re Numa Pompilio che non combatté nessuna guerra, ma che giovò alla città non meno di Romolo. Infatti fissò leggi e istituzioni per i Romani che per l'abitudine alle guerre erano già considerati predoni e semibarbari e divise in dieci mesi l'anno, prima mescolato senza alcun computo e istituì innumerevoli cerimonie sacre e templi a Roma. Morì di malattia nel quarantatreesimo anno del (suo) regno.
A costui succedette Tullo Ostilio. Questi riprese le guerre, vinse gli Albani che si trovano a dodici miglia da Roma, superò in guerra i Veienti e i Fidenati che distano dalla città di Roma rispettivamente sei e diciotto miglia (lett.: gli uni dei quali distano... gli altri...), ampliò la città, essendo stato aggiunto il colle Celio. Dopo aver regnato trentadue anni, colpito da un fulmine, arse insieme alla sua casa.
Dopo costui prese il potere Anco Marzio, nipote di Numa per parte di figlia. Combatté contro i Latini, aggiunse alla città il colle Aventino e il Gianicolo, fondò presso la foce del Tevere una città sul mare, a sedici miglia dalla città di Roma. Morì di malattia nel ventiquattresimo anno del (suo) regno.
Poi ricevette il regno Tarquinio Prisco. Questi raddoppiò il numero dei senatori, fece costruire a Roma il Circo (Massimo), istituì i ludi romani che permangono (ancora) ai nostri tempi. Inoltre (lett.: egli medesimo) vinse anche i Sabini e unì al territorio della città di Roma non poca terra (lett.: non poco di campi) tolta ai medesimi e per primo entrò trionfando in città. Fece costruire le mura e le cloache, incominciò (i lavori del) Campidoglio. nel trentottesimo anno del regno fu ucciso dai figli di Anco, quel re cui egli era succeduto.
Dopo costui prese il potere Servio Tullio, nato da una donna nobile ma schiava e serva. Anche costui sottomise i Sabini, aggiunse alla città tre colli, il Quirinale, il Viminale, l'Esquilino (e) scavò fossati intorno alle mura. Primo fra tutti fece eseguire il censimento, che era ancora sconosciuto sulla terra. Sotto di lui Roma, dopo che tutti furono censiti (lett.: inseriti tutti nel censimento), ebbe ottantatremila cittadini romani con quelli che stavano nelle campagne. Fu ucciso per il delitto di suo genero Tarquinio il Superbo, figlio di quel re cui egli era succeduto e della figlia, che Tarquinio aveva come moglie.
Lucio Tarquinio il Superbo, settimo ed ultimo dei re, vinse i Volsci, popolazione che, per coloro che si dirigono verso la Campania, non è lontano dalla città (= Roma), sottomise la città di Gabi e Suessa Pomezia, fece la pace con gli Etruschi e fece costruire il tempio (dedicato) a Giove sul Campidoglio. Poi, mentre espugnava Ardea, città situata a diciotto miglia da Roma, perse il potere. Infatti, avendo suo figlio, anch'egli Tarquinio il Giovane, violentato Lucrezia, donna nobilissima e per giunta onestissima, moglie di Collatino, ed essendosi (ella) lamentata di quell'oltraggio col marito, col padre e con gli amici, (questa donna) si uccise davanti a tutti. E per questo motivo Bruto, parente anch'egli di Tarquinio, sollevò il popolo e tolse il potere a Tarquinio. Ben presto lo lasciò anche l'esercito che assediava insieme a lui la città di Ardea; e il re, mentre veniva in città, essendo state chiuse le porte, fu chiuso fuori e fuggì con (sua) moglie e i suoi figli, dopo aver regnato per ventiquattro anni. Così a Roma si regnò duecentoquarantatre anni per mezzo di sette re, possedendo Roma fino a quel tempo, dove (si estendeva) al massimo, a malapena fino al quindicesimo miliario.
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