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Panico nell’esercito di Pompeo
Cesare, B. C. 3. 13
Ed ecco la traduzione letterale
Ma Pompeo, conosciute quelle cose che erano state fatte a Orico e ad Apollonia, temendo per Durazzo, si diresse là con marce diurne e notturne. Nello stesso tempo si diceva che Cesare di avvicinava e sul suo esercito si abbatté un terrore così grande, perché affrettandosi aveva unito la notte al giorno e non aveva interrotto il cammino, che quasi tutti dall’Epiro e dalle regioni confinanti abbandonavano le insegne, parecchi gettavano le armi e la marcia sembrava simile a una fuga. Ma essendosi Pompeo fermato presso Durazzo e avendo ordinato di porre il campo, poiché l’esercito era ancora allora spaventato, Labieno si fa avanti per primo e giura che non lo abbandonerà e che affronterà (oppure: giurò che non lo avrebbe abbandonato e che avrebbe affrontato) le stesse vicende, qualunque (sorte) la fortuna gli avesse riservato. Lo stesso giuramento fanno gli altri luogotenenti; seguono questi i tribuni militari e i centurioni e lo stesso giuramento fa tutto l’esercito. Cesare, essendo stata anticipata (da Pompeo) la marcia su Durazzo, smette di affrettarsi e pone l’accampamento presso il fiume Apso nel territorio degli Apolloniati, affinché le città benemerite fossero protette in sicurezza con fortini e posti di guardia, e lì stabilì di aspettare l’arrivo dall’Italia delle altre legioni e di svernare sotto le tende. Questa stessa cosa fece Pompeo e, posto il campo al di là del fiume Apso, lì condusse tutte le (sue) truppe e le milizie ausiliarie. Nota Bene: frequente l'uso del presente da cui dipendono proposizioni con i tempi storici: si tratta dunque di un presente storico che può anche essere tradotto con il perfetto. Abbiamo preferito mantenere la traduzione letterale, anche se la resa in italiano a volte risulta faticosa.
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