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Temistocle fa ricostruire le mura

Intuentibus lacrimae obortae praebuere speciem iam non regem, sed funus eius visentis exercitus.  Maeror tamen circumstantium lectum eminebat; quos ut rex aspexit, “Invenietis,” inquit “cum excessero, dignum talibus viris regem?”  Incredibile dictu audituque, in eodem habitu corporis, in quem se composuerat, cum admissurus milites esset, durasse, donec a toto exercitu illud ultimum persalutatus est. Dimissoque vulgo velut omni vitae debito liberatus fatigata membra reiecit,  propiusque adire iussis amicis –nam et vox deficere iam coeperat – detractum anulum digito Perdiccae tradidit adiectis mandatis, ut corpus suum ad Hammonem ferri iuberent.  Quaerentibusque his, cui relinqueret regnum, respondit ei, qui esset optimus; ceterum providere iam se ob id certamen magnos funebres ludos parari sibi.  Rursus Perdicca interrogante, quando caelestes honores haberi sibi vellet, dixit tum velle, cum ipsi felices essent. Suprema haec vox fuit regis, et paulo post extinguitur.

Curzio Rufo, Storia di Alessandro Magno 10. 5.1-6

 

 

 

Ed ecco la traduzione letterale

                                                            

Le lacrime sorte (a loro) che lo fissavano offrirono lo spettacolo di un esercito che guardava non già il suo re, ma il suo funerale. Spiccava tuttavia il dolore di quelli che stavano intorno al (suo) letto. Appena il re li vide, disse: "Troverete, quando sarò morto, un (altro) re degno di tali uomini?". È incredibile a dirsi e ad udirsi che egli fosse rimasto nella stessa posizione del corpo che assumeva (lett.: in cui si era disposto) quando si accingeva a ricevere i soldati, finché tutto l’esercito non gli rese quell’ultimo saluto. Poi, congedati i soldati, come se si fosse liberato da ogni obbligo verso la vita, lasciò ricadere le membra spossate. E, avendo ordinato agli amici di venirgli più vicino, - infatti anche la voce ormai aveva iniziato a mancargli - si tolse l’anello dal dito e lo consegnò a Perdicca avendo aggiunto l’ordine che il suo corpo fosse portato al tempio di (Giove) Ammone. E a loro che chiedevano a chi lasciasse in eredità il regno, rispose (che lo lasciava) a colui che fosse il migliore, per il resto (disse) che già prevedeva che per quella gara gli venivano preparati grandi giochi funebri. Poiché di nuovo Perdicca (gli) chiedeva quando volesse che gli si attribuissero onori divini, (rispose che) allora lo voleva quando essi stessi fossero felici. Queste furono le ultime parole del re e poco dopo morì (lett.: muore).

 

 


 

 

 

 

   

 

 

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