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La battaglia di Maratona
Cornelio Nepote, Vita di Milziade 4-5 passim
Ed ecco la traduzione letterale
Il re Dario decise di ridurre in
proprio potere la Grecia: pertanto allestì una flotta di cinquecento navi e le
pose a capo Dati e Artaferne. I comandanti regi approdarono all’Eubea, presero
velocemente Eretria e mandarono al re in Asia tutti i cittadini trascinati via.
Poi si diressero contro l’Attica e fecero sbarcare le loro truppe nella pianura
di Maratona. Sconvolti da questo attacco tanto vicino e tanto grave, gli
Ateniesi mandarono a Sparta il corridore Filippo, per chiedere aiuto agli
Spartani. Poi in patria elessero dieci strateghi che comandassero l’esercito,
fra di essi Milziade. Nessuna città fu di aiuto agli Ateniesi, eccetto i
Plateesi. Spinti, dunque, dall’autorità di Milziade, condussero le truppe fuori
dalla città e si accamparono in un luogo idoneo. Poi il giorno successivo
schierarono l’esercito alle pendici di un monte in un terreno non del tutto
scoperto e attaccarono battaglia (e infatti in molti luoghi vi erano qua e là
alberi) con questo piano, di essere (cioè) protetti dall’altezza dei monti e che
la cavalleria dei nemici venisse ostacolata dalla distesa di alberi per evitare
di essere accerchiati dalla massa (dei nemici). Dati, confidando nel numero
delle sue truppe desiderava combattere: pertanto fece uscire in campo le truppe
e attaccò battaglia. Gli Ateniesi sconfissero un numero di nemici dieci volte
maggiore: mai nessuna schiera così esigua riuscì ad annientare forze tanto
grandi. . .
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