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Forza d'animo di Alessandro
Curzio Rufo, Storia di Alessandro Magno 9. 5. 22-28
Ed ecco la traduzione letterale
Riportato Alessandro nella tenda, i medici tagliarono il legno della freccia
conficcata nel corpo, affinché la punta non di muovesse. Denudato quindi il
corpo, si accorsero che nella freccia c’erano degli uncini e che essa non poteva
essere estratta, senza grave pericolo per il corpo, altrimenti che allargando la
ferita con un taglio (lett.: allargare la ferita tagliando). Tuttavia
temevano che tagliando lo cogliesse un’emorragia; infatti era stato scagliato un
dardo grosso e sembrava che fosse penetrato in profondità. Critobulo, di
singolare abilità tra i medici, ma spaventato in un così grande pericolo,
esitava ad avvicinare le mani, (temendo) che l’esito di una operazione poco
felice ricadesse sulla sua testa. Il re aveva visto che egli piangeva e temeva :
“Che cosa - disse - o quale momento aspetti e non mi liberi al più presto
almeno da questo dolore, visto che sto per morire? O temi forse di essere
incolpato, perché ho ricevuto una ferita insanabile?” E Critobulo finalmente,
messa da parte o dissimulata la paura, incominciò ad esortarlo a lasciarsi
tenere fermo finché non gli estraesse la punta: anche un lieve movimento del
corpo sarebbe stato fatale. Il re, avendo detto che non c’era per nulla bisogno
di quelli che lo tenessero fermo, come gli era stato raccomandato, presentò il
corpo senza un movimento.
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