VERSIONI PER LE VACANZE (E NON)

TRADUZIONI

 

(lui serve solo per fare compagnia)

 

Biennio

La leggenda di re Mida

Mida, re frigio, figlio della dea Madre, fu scelto da Tmolo in quel tempo in cui Apollo gareggiò con Marsia con il flauto. Mentre Tmolo attribuiva la vittoria ad Apollo, Mida disse che bisognava attribuir(la) piuttosto a Marsia. Allora Apollo, sdegnatosi, disse a Mida: "Le (tue) orecchie diventeranno esattamente quale è stato il (tuo) cuore nell’emettere il giudizio1". E dopo che queste (sue) parole furono udite, fece in modo che (egli) avesse orecchie d’asino. In quel tempo, mentre il padre Libero conduceva il (suo) stuolo in India, Sileno smarrì la strada, e Mida lo ospitò generosamente2 e (gli) diede una guida che lo accompagnasse dal séguito di Libero. Ma il padre Libero offrì a Mida per il (suo) favore la possibilità di chiedergli qualunque cosa volesse. Mida chiese che qualunque cosa avesse toccato diventasse oro. E dopo aver ottenuto ciò ed essere arrivato nella reggia, qualunque cosa toccasse3 diventava oro. (Ma) essendo ormai tormentato dalla fame, chiese4 a Libero di togliergli (quel) magnifico dono; e Mida gli ordinò di bagnarsi nel fiume Pattolo, e dopo che il suo corpo (ne) ebbe toccata l’acqua, (questa) diventò del colore dell’oro5; e quel fiume adesso in Lidia si chiama Crisorroa (= "Corrente d’oro").

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Triennio

Augusto racconta le sue gesta

Durante il (mio) sesto e settimo consolato1, dopo che avevo soffocato le guerre civili, pur essendomi impadronito del potere assoluto per consenso unanime, trasferii la (gestione della) cosa pubblica dalle mie mani2 alla sovranità del senato e del popolo romano. E per questo mio merito, per deliberazione del senato, fui chiamato Augusto, e gli stipiti della mia casa (furono) ornati di alloro per decisione pubblica, e la corona civica3 fu appesa sopra la mia porta, e (fu) posto nella curia Giulia uno scudo d'oro, e dall'iscrizione di quello scudo risulta che il senato e il popolo romano me lo donavano4 per la (mia) virtù, clemenza, giustizia e religiosità. Dopo di allora5 fui superiore a tutti per autorità, ma di potere non ne ebbi affatto più degli altri, che (anzi) mi furono anche colleghi nelle magistrature. Quando esercitavo il tredicesimo consolato, il senato, l'ordine equestre e tutto il popolo romano mi chiamarono6 "padre della patria" e stabilirono7 che questo (appellativo) dovesse essere scolpito nel vestibolo della mia casa, nella curia Giulia e nel foro (di) Augusto, sotto le quadrighe che mi furono dedicate per deliberazione del senato.

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Fiere parole di Gaio Muzio al re Porsenna

Mentre se ne andava di lì, (passando) per dove (= qua) egli stesso s'era aperto1 un varco con il pugnale insanguinato attraverso la folla impaurita, poiché, accorsa gente al rumore, le guardie del re lo avevano arrestato, bloccato (com'era)2, condotto davanti al seggio del re, perfino allora temibile più che timoroso, (pur) in mezzo a così grandi minacce della sorte, disse: "Sono cittadino romano; (mi) chiamano Gaio Muzio. Nemico, ho voluto uccidere un nemico, e di fronte alla morte non ho minor coraggio di quanto ne ebbi3 di fronte all'uccisione; tanto compiere quanto subire azioni valorose è degno di Romani4. Né io solo ho concepito contro di te questi sentimenti; dopo di me c'è una lunga schiera di (giovani) che aspirano al medesimo onore. Perciò prepàrati a questa prova, se ti piace: a lottare ogni ora per la tua vita, e ad avere (sempre) un pugnale nemico5 nell'atrio della reggia. Questa (è) la guerra (che noi), giovani romani, ti dichiariamo. Non temere6 nessun esercito, nessuna battaglia: la cosa si deciderà fra te solo e ciascuno di noi7."

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Appio Claudio Cieco giudica la sua discendente Clodia

E costui senza dubbio, se apparirà, così (la) tratterà e così (le) parlerà: "Donna, che (hai) tu a che fare con Celio, che (hai a che fare) con uno sbarbatello, che (hai a che fare) con un estraneo? Perché sei stata o così intima (con lui) da prestar(gli) del denaro, o così nemica da temere il (suo) veleno? Non avevi visto che tuo padre, non avevi sentito (dire) che tuo zio, tuo nonno, il tuo bisnonno, il tuo trisavolo, il padre del tuo trisavolo erano stati consoli? Infine, non sapevi che ti aveva legata poco prima il matrimonio con Quinto Metello, uomo illustrissimo e valorosissimo, ardente patriota1, che, non appena aveva messo piede fuori della soglia, superava quasi tutti i concittadini in valore, gloria, prestigio? Dal momento che (tu), (proveniente) da una stirpe nobilissima, ti eri unita col matrimonio alla famiglia più illustre, perché Celio ti è stato così intimo? (Era tuo) parente di sangue, di acquisto, (era) un amico di tuo marito? Niente di (tutto) questo. Che cosa è stata, dunque, (la tua), se non una sorta di sconsideratezza e sete di piacere? E se le immagini dei nostri uomini non ti turbavano, neppure la mia discendente, la famosa Quinta Claudia, (ti) incitava ad essere emula della (sua) virtù domestica nella gloria femminile? Non (ti incitava ad esserlo) la celebre vergine vestale Claudia, che, stringendo fra le braccia il padre che celebrava il trionfo, non permise che (egli) fosse tirato giù dal carro dal (suo) nemico, il tribuno della plebe? Perché ti hanno impressionata più i vizi fraterni che le virtù paterne e avite, riprodottesi2 sia negli uomini che nelle donne (della nostra stirpe) a partire da me? Per questo io ho impedito (di concludere un patto di) pace con Pirro, (cioè) perché tu concludessi ogni giorno patti di amori impudicissimi? Per questo ho portato l’acqua (in città), perché tu ne facessi un uso immorale? Per questo ho costruito una strada, perché tu la frequentassi accompagnata da uomini estranei?

 

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La mia casa di campagna, testimone della mia vecchiaia

Mi ero recato nel mio podere di campagna e mi lamentavo delle spese per l’edificio fatiscente. Il fattore mi dice che la colpa non è della sua negligenza: egli fa di tutto, ma la casa è vecchia. Questa villa è cresciuta fra le mie mani: che ne sarà di me, se pietre della mia età (= che hanno la mia età) sono così marce? Adirato con lui, colgo (al volo) la prima occasione per sfogarmi: "È evidente - dico - che questi platani sono trascurati: non hanno fronde. Come sono nodosi e secchi i rami, come sono brutti e squallidi i tronchi! Questo non succederebbe se qualcuno zappasse (il terreno) intorno a loro, se (li) irrigasse." (Il fattore) giura per il mio nume tutelare che fa di tutto, che la sua cura non viene meno sotto nessun aspetto, ma che quelle (piante) sono vecchiotte. Rivoltomi verso la porta esclamo: "Chi è questo (qui), questo (vecchio) decrepito? Dove sei andato a pescarlo? Che gusto ci hai trovato nel prender(ti) un cadavere altrui?" Ma lui: "Non mi riconosci? - dice - Io sono Felicione, al quale solevi portare (in regalo) bamboline; io sono il figlio del contadino Filosito, il tuo cocchino." "Costui delira senza dubbio: - dico (io) - è diventato un bambinetto, addirittura il mio cocco? Può darsi senz’altro: tanto più (che) gli stanno cadendo i denti!". Devo questo alla mia villa di campagna: che la mia vecchiaia mi è apparsa (evidente) dovunque mi voltassi1.

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sei il visitatore numero   

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

La leggenda di re Mida



Nota 1
quale avesti il cuore nel giudicare, tali avrai anche le orecchie; 

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Nota 2
che Mida accolse con ospitalità;

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Nota 3
avesse toccato;

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Nota 4
chiede;

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Nota 5
di colore aureo.

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Augusto racconta le sue gesta

 

Nota 1

cioè nel 28 e nel 27 a.C.;

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Nota 2
dal mio potere;

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Nota 3
onorificenza militare che veniva conferita a chi avesse salvato in battaglia un cittadino romano uccidendo un nemico;

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Nota 4
(scudo) che, per mezzo dell’iscrizione di quello scudo, è stato attestato (= è attestato) che il senato e il popolo romano mi donavano;

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Nota 5
dopo quel tempo;

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Nota 6
chiamò;

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Nota 7
stabilì.

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Fiere parole di Gaio Mucio al re Porsenna

 

Nota 1

egli stesso aveva aperto per se stesso;

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Nota 2

sembra essere questa la traduzione più plausibile, dato che Livio cita il dettaglio della folla che si è radunata; senz'altro più banale la traduzione: "lo avevano arrestato, dopo che era stato preso";

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Nota 3

(a me) non è meno di coraggio di quanto fu;

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Nota 4

è romano;

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Nota 5

un ferro e un nemico (endìadi);

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Nota 6

timueris è congiuntivo perfetto, che, preceduto da negazione (ne + ullam, ullum = nullam, nullum), esprime l'imperativo negativo;

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Nota 7

sarà a te solo e con ciascuno.

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Appio Claudio Cieco giudica la sua discendente Clodia

Nota 1

di Quinto Metello, uomo illustrissimo e valorosissimo e amantissimo della patria;

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Nota 2

e ripetute.

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La mia casa di campagna, testimone della mia vecchiaia

Nota 1

mi ero voltato.

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