Frinico mette in scena la presa di Mileto

Durante la prima guerra medica (= persiana) i Persiani, dopo aver messo a ferro e fuoco l'Asia (Minore), assediando Mileto con grandi mezzi (bellici) e minacciando ai difensori stragi terribili, costrinsero gli assediati, prostrati dalla gravità delle (loro) disgrazie, ad uccidere le persone care, a gettare nel fuoco i (loro) beni mobili e ad ammassarsi a gara per bruciare nel rogo comune della patria morente1. Questo episodio, trattato con enfasi tragica, poco (tempo) dopo Frìnico (lo) aveva portato sulla scena teatrale di Atene, e per un po' fu ascoltato volentieri; ma poiché lo stile tragico procedeva (troppo) angoscioso, (Frinico) fu condannato dall'indignazione del popolo, che riteneva che egli avesse insolentemente aggiunto anche queste disgrazie agli argomenti teatrali, non per consolare, ma per rievocare con biasimo (le sofferenze) che aveva patito l'amabile città (= Mileto), senza essere sostenuta da alcun appoggio della madrepatria2. Infatti Mileto era una colonia di Atene3, fondata, fra altri Ioni, da Nileo, figlio di Codro, che si tramanda si sia immolato per la patria durante la guerra contro i Dori.


Soluzione dell'esercizio:

le proposizioni finali sono tre, tutte implicite:

arsuros;

consolandi gratia;

probrose monendi (sottinteso gratia).

Non è invece una finale, ma una completiva, la proposizione ut omnes... se certatim congererent, retta dal sostantivo necessitatem.

 

 

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Nota 1
ispirarono agli assediati la necessità che tutti, prostrati dalla gravità delle (loro) disgrazie, uccise le persone care e gettati nel fuoco i beni mobili, si ammassassero a gara per bruciare nel rogo comune della patria che periva;

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Nota 2
dei fondatori;

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Nota 3
degli Ateniesi.

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