Qualche suggerimento sul modo di affrontare la traduzione.

 

Cerchiamo adesso di capire come si fa a tradurre un passo di latino senza commettere errori.

Per incominciare, ti proponiamo un passo abbastanza semplice.

 

Nota Bene: per ascoltare il file audio e vedere il testo della versione vai sul link col tasto destro del mouse e clicca su "Apri in un'altra finestra". Se questa finestra copre il file testo, spostala di lato trascinandola con il mouse

 

Il file mp3 (Stella.mp3) permette di ascoltare come si traduce questa breve versione

 

 

Una fanciulla trasformata in stella

 

Virgo, quam nos Iustitiam dicimus, fuit cum hominibus sed, postquam homines malefacere coeperunt, Iuppiter eam inter signa posuit. Cuius patri Liber vinum dedit ut hominibus suavitatem daret; quibus dedit ebriati sunt et lapidibus eum occiderunt.

 

Per prima cosa leggi attentamente il titolo del brano: in esso puoi trovare indicazioni preziose per la traduzione. Poi non buttarti subito sul vocabolario, ma segui le nostre indicazioni:

 

1)       dividi prima di tutto il brano in periodi (ogni punto fermo, i due punti e il punto e virgola separano un periodo dall’altro), poi nelle frasi che lo compongono. Per questa seconda operazione dovrai innanzitutto individuare i verbi di modo finito e cercare di collegarli alla congiunzione o introduttore a cui essi sono legati. Avrai così trovato tutte le proposizioni esplicite, che sono le più facili da tradurre. Una di queste, che non sarà introdotta da nessun elemento coordinante o subordinante, sarà inevitabilmente la principale. In un brano, però, non ci sono solo verbi di modo finito e quindi proposizioni esplicite, ma anche verbi di modo non finito che costituiscono proposizioni implicite. Queste proposizioni non hanno introduttore, perciò dovrai fare molta attenzione nell’individuarle.

 

Esse sono:

a)       le proposizioni infinitive, che hanno il soggetto in accusativo e il verbo all’infinito (es.: dico te esse bonum = dico che tu sei buono)

b)       l’ablativo assoluto, che sostituisce una proposizione causale, temporale, concessiva o anche ipotetica (es.: profligatis hostibus, pater meus regnavit = dopo aver sconfitto i nemici, mio padre regnò)

c)       il gerundivo con valore finale (es.: ad laudandum, laudandi causa = per lodare)

d)       il participio congiunto. Esso è riferito ad un sostantivo o ad un pronome con cui concorda in genere numero e caso e sostituisce una proposizione causale, temporale, concessiva o anche ipotetica, proprio come l’ablativo assoluto (es.: Caesar, hortatus milites, proelium commisit = Cesare, dopo aver esortato i soldati, attaccò battaglia)

e)       il supino attivo, con valore finale (es.: miserunt petitum pacem = mandarono a chiedere la pace)

Attenzione! L’infinito retto da un verbo servile come possum o debeo o da verbi fraseologici non costituisce proposizione a sé, ma deve essere tradotto, come in italiano, con l’infinito subito dopo il verbo che lo regge: es.: possum multa dicere = posso dire molte cose; conabantur iter facere = tentavano di fare il viaggio.

 

Ricordati bene che ogni proposizione, pur legata al periodo di cui fa parte, ha una sua autonomia, per cui non puoi prendere i vocaboli e spostarli impunemente da una frase all’altra! Non capiresti più niente e tutto si mescolerebbe! Altro fatto fondamentale! Le proposizioni non sempre si presentano una dopo l’altra. Il più delle volte si presentano intrecciate fra loro. Cioè una proposizione può contenerne un’altra che a sua volta può contenerne un’altra ancora. In questo caso è fondamentale saper dividere bene le proposizioni. Puoi usare, per questo scopo, un metodo molto semplice, quello delle parentesi tonde, quadre e graffe, proprio come se stessi risolvendo un’espressione algebrica.

 

La proposizione principale non verrà racchiusa tra parentesi, ma sarà sottolineata.

 Tutte le altre proposizioni saranno racchiuse tra parentesi:

tonde (…) le proposizioni che non racchiudono nessun’altra proposizione al loro interno

quadre […] le proposizioni che all’interno racchiudono una proposizione tra parentesi tonde

graffe {…} le proposizioni che al loro interno racchiudono una proposizione tra parentesi quadre che a sua volta racchiude al suo interno una proposizione tra parentesi tonde, secondo questo schema:  {...[...(........)...]...}

Per maggior chiarezza gli introduttori saranno evidenziati in grassetto sottolineato; i verbi di modo finito saranno in grassetto corsivo; i verbi di modo non finito saranno in corsivo.

Incominciamo a fare queste prime operazioni sul passo che abbiamo proposto:

- Virgo, (quam nos Iustitiam dicimus), fuit cum hominibus [sed, (postquam homines malefacere coeperunt), Iuppiter eam inter signa posuit].

- Cuius patri Liber vinum dedit (ut hominibus suavitatem daret);

- (quibus dedit) ebriati sunt (et lapidibus eum occiderunt).

 

2)       Fatto questo primo lavoro in cui hai, per così dire,  “sgrossato” il periodo, devi misurarti con le singole proposizioni, che, generalmente, si traducono nello stesso ordine in cui si trovano in latino. Che cosa devi fare? Mai procedere a caso, traducendo una parola dopo l’altra: questo è il sistema migliore per riempire di errori la tua traduzione! Allora? Segui questa semplice procedura:

a)       prima di tutto devi capire di che proposizione si tratta

 

b)       poi prendi il verbo e collegalo immediatamente al suo soggetto, che deve essere della stessa persona indicata dal verbo. Ricordati che il soggetto può essere espresso oppure no, esattamente come in italiano: normalmente non sono espressi (a meno che non si voglia dar loro un’enfasi particolare) i soggetti rappresentati dai pronomi personali, poiché nella coniugazione del verbo le persone sono segnalate dalle desinenze, e non vengono più ripetuti nemmeno quei soggetti che si mantengono tali in più frasi o addirittura in tutto il brano.

 

c)       Adesso è molto importante sapere se il verbo è transitivo o intransitivo. Nel primo caso cercherai il complemento oggetto, nel secondo cercherai invece qualche complemento legato al suo particolare significato. Facciamo qualche esempio in italiano. Se trovi il verbo “dare” devi subito domandarti: “Che cosa?” e vai a cercarti il complemento oggetto in accusativo; poi dovrai ancora chiederti: “A chi?” e vai a cercarti il complemento di termine in dativo. Se invece trovi un verbo come “andare”, sicuramente non andrai a cercare un complemento oggetto, bensì un complemento di luogo, perché la prima domanda che dovrai porti sarà: “Dove?”

Fatto questo, dovrai trovare gli altri complementi, cosiddetti “circostanziali”, facendo attenzione alla presenza degli aggettivi (e all’elemento con cui questi concordano), e al complemento di specificazione, che è sempre retto da un sostantivo dal quale non può essere disgiunto. 

 

3)       Solo adesso puoi fare ricorso al vocabolario con la certezza di non prendere il primo significato che ti capita sotto gli occhi, e senza il rischio di scrivere una frase priva di logica. Il vocabolario infatti, per ragioni di completezza, deve riportare tutti i possibili significati che una parola può avere a seconda del contesto in cui si trova o del complemento che regge. Facciamo ancora un esempio in italiano: “Quell’oratore parlava in modo troppo affettato” oppure “Mettemmo in tavola solo dell’affettato”. Come avrai notato la parola “affettato” si ripete in entrambe le frasi, ma il suo significato è ben diverso. Nel primo caso infatti si fa riferimento ad un modo di parlare “ricercato”, nel secondo invece si fa chiaramente riferimento a dei “salumi”. Traducendo in un’altra lingua non potrai scegliere un vocabolo a caso, col rischio di diventare ridicolo, ma solo quello adatto a quel particolare contesto. Così succede anche quando traduci dal latino in italiano.

 

Un ultimo avvertimento: quando traduci una frase, non considerarla come qualcosa a se stante di cui puoi dimenticarti, appena l’hai scritta sul tuo foglio. Niente di più sbagliato! Il discorso continua e le proposizioni spesso si chiariscono l’una con l’altra. Non tenendo conto di ciò, ti comporteresti come se, mentre racconti una storia, a mano a mano che concludi una frase, ti dimenticassi di quello che hai appena detto. Ne verrebbe fuori un discorso sconclusionato. Forse questa considerazione potrà sembrarti banale e dirai: “Ma è ovvio che non devi perdere il filo del discorso quando parli!” Questo purtroppo è ovvio solo quando si parla la propria lingua, ma quando si traduce il latino, quasi tutti gli studenti perdono facilmente il filo del discorso. Quando avrai imparato a tenere sotto controllo il contenuto del passo che stai traducendo, avrai già fatto un salto qualitativo non indifferente.

 

Le operazioni per tradurre, come vedi, sono molto semplici. Occorrono, tuttavia, tre prerequisiti fondamentali:

1)       che tu conosca bene la morfologia, cioè che non confonda i casi, le declinazioni e le coniugazioni dei verbi

2)       che tu sappia riconoscere i complementi

3)       che tu sappia individuare le proposizioni.

 

Se sei consapevole di non possedere questi prerequisiti, dovrai effettuare un ripasso accurato della morfologia e della sintassi ascoltando i files audio o leggendo i files testo.

 

Adesso, prendiamo di nuovo in considerazione il brano precedente cercando di procedere ad una traduzione anche provvisoria:

 

Primo periodo:

 Virgo, (quam nos Iustitiam dicimus), fuit cum hominibus [sed, (postquam homines malefacere coeperunt), Iuppiter eam inter signa posuit].

 

Contiamo i verbi di modo finito: dicimus, fuit, coeperunt, posuit, che sono quattro; contiamo ora gli introduttori: quam, sed, postquam, che sono tre, perciò ci sono quattro proposizioni, di cui una principale priva di introduttore.

Notiamo, prima di tutto, la principale, che è virgo… fuit cum hominibus; in mezzo alla principale c’è una relativa riferita a virgo; sed è una congiunzione coordinante avversativa ed è legata al verbo posuit. La coordinata, quindi, è sed…. Iuppiter eam inter signa posuit. Postquam è una congiunzione temporale ed è legata al verbo coeperunt che a sua volta regge l’infinito malefacere. La proposizione temporale è: postquam homines malefacere coeperunt.

 

Nella traduzione possiamo partire da virgo che è il soggetto = la fanciulla.

 

A questo punto dobbiamo tradurre la relativa, che non può essere separata dal termine cui si riferisce. Siccome, però, il pronome relativo introduce la proposizione, deve essere tradotto subito. Per farlo, dobbiamo stabilire subito la sua funzione. Quam, in accusativo, è complemento oggetto e possiamo renderlo con “che”. Subito dopo occorre tradurre il soggetto della proposizione, cioè nos = noi. Il verbo è dicimus. Rimane ancora l’accusativo Iustitiam, che non può essere complemento oggetto perché c’è già quam: quale funzione svolge, dunque? Controllando sul vocabolario il significato del verbo dico, vediamo che può reggere il doppio accusativo quando significa “chiamare”. I due accusativi sono uno il complemento oggetto, l’altro il complemento predicativo dell’oggetto. Ecco trovata la funzione di Iustitia: è il complemento predicativo dell’oggetto.  La traduzione è: che noi chiamiamo Giustizia.

 

Continuiamo la traduzione della principale:

 

fuit, non essendo accompagnato da un predicato nominale, ha funzione di predicato verbale e può essere tradotto con “esserci, stare, trovarsi, vivere”. Sceglieremo il significato più adatto in base al complemento seguente cum hominibus. Il complemento di compagnia richiede il significato di “vivere o stare”. Scegliamo “vivere”. Traduzione: visse con gli uomini.

 

Proseguiamo con le proposizioni successive che lasceremo nell’ordine in cui si trovano nel testo latino. Sed = ma. Postquam = dopo che. Segue il soggetto homines = gli uomini, quindi il verbo coeperunt malefacere = incominciarono a comportarsi male. Passiamo alla proposizione coordinata: il soggetto è Iuppiter = Giove, il verbo è posuit = pose, che regge il complemento oggetto eam = lei; inter è una preposizione che regge l’accusativo signa con cui forma un complemento di luogo = tra le stelle.

 

Traduzione definitiva:

La fanciulla, che noi chiamiamo Giustizia, visse con gli uomini, ma, dopo che gli uomini incominciarono a comportarsi male, Giove la pose tra le stelle.

 

Secondo periodo:

- Cuius patri Liber vinum dedit (ut hominibus suavitatem daret);

 

Due verbi, dedit e daret, danno luogo a due proposizioni di cui una deve essere la principale. Facciamo attenzione a non cadere in un tranello. Apparentemente gli introduttori sono due: cuius e ut, ma, poiché ogni periodo ha una proposizione principale, uno dei due introduttori non è un vero introduttore. Quale dei due? Ut regge il congiuntivo daret per cui è sicuramente un introduttore. Ricorderai a questo punto che tra le particolarità del pronome relativo rientra il nesso relativo, di conseguenza ecco trovato il falso introduttore. Cuius sta al posto di et eius.

Le proposizioni, dunque, sono: la principale che è cuius patri Liber vinum dedit e la proposizione finale introdotta da ut che è ut hominibus suavitatem daret.

Ragioniamo come al solito all’interno di ciascuna frase:

principale:

iniziamo con et = e, che abbiamo ricavato dal nesso relativo, quindi mettiamo il soggetto Liber = Libero e il verbo dedit = diede. Domanda: “Diede che cosa?” Risposta: “Diede vinum, cioè il vino, complemento oggetto in accusativo. Domanda: “A chi lo diede?” Risposta: “Patri, cioè al padre”, complemento di termine in dativo. Domanda: “Al padre di chi?” Risposta: “eius, cioè di lei”;

 

proposizione finale:

ut = affinchè, daret = desse. Domanda: “Desse che cosa a chi?” Risposta: “Desse suavitatem a hominibus” cioè desse la dolcezza agli uomini. Chi è il soggetto di daret? Il padre di lei a cui è stato dato il vino da Libero o Libero stesso? E’ importante saperlo ai fini della traduzione, infatti, come hai studiato nelle proposizioni finali, quando tra la reggente e la finale vi è identità di soggetto, si preferisce la forma implicita espressa mediante “per” + infinito, altrimenti si deve lasciare la forma esplicita con “affinché, perché” + congiuntivo. Ricordatene nella traduzione definitiva.

Traduzione definitiva:

E Libero diede il vino a suo padre (= al padre di lei), affinché (costui) desse la dolcezza agli uomini.

 

Terzo periodo:

- (quibus dedit) ebriati sunt (et lapidibus eum occiderunt).

 

In questo periodo contiamo tre verbi, dedit, ebriati sunt e occiderunt, e due introduttori, quibus e et. Le proposizioni sono quindi tre di cui una principale che è, come ormai sai bene, quella senza introduttore.

Il pronome relativo presenta alcune particolarità (ricordati di ripassarle rileggendo o riascoltando la lezione sulle proposizioni relative). Qui abbiamo una prolessi del relativo con ellissi del suo antecedente. Che cosa vuol dire? Vuol dire che la proposizione relativa viene prima della reggente e che manca il termine, in questo caso un pronome, a cui il relativo si riferisce, appunto il suo antecedente. Ovviamente dobbiamo subito trovare questo termine, altrimenti come faremmo a tradurre il relativo? Possiamo facilmente ricavarlo dal soggetto sottinteso di ebriati sunt: esso è ii = coloro. A questo punto possiamo tradurre la relativa. Sai che il verbo dare regge il dativo della persona a cui si dà, che in questo caso è quibus = ai quali, dedit = diede (sottinteso il vino). Ebriati sunt è il verbo della principale di forma passiva = furono ubriacati, sottinteso dal vino, per cui possiamo anche renderlo con si ubriacarono. Rimane ora la coordinata alla principale introdotta dalla congiunzione copulativa et = e. Il soggetto è sempre lo stesso della reggente e cioè coloro a cui è stato dato il vino e non si traduce più. Il verbo è occiderunt = uccisero. Domanda: “Uccisero chi?” Risposta: “Uccisero eum, cioè lui”, il complemento oggetto. Domanda: “Con che cosa lo uccisero?” Risposta: “Lo uccisero lapidibus, cioè con le pietre”. Lapidibus potrebbe essere un dativo o un ablativo. Escludiamo il dativo perché il verbo “uccidere” non regge il complemento di termine. L’ablativo semplice può esprimere sia un complemento di causa che un complemento di mezzo. Uccidere qualcuno a causa delle pietre è un po’ improbabile, per cui la scelta cade sul complemento di mezzo.

 

Traduzione definitiva:

 

(coloro) ai quali (lo) diede, si ubriacarono e lo uccisero con le pietre.

 

 

Traduzione del passo:

 

Una fanciulla trasformata in stella

 

La fanciulla, che noi chiamiamo Giustizia, visse con gli uomini, ma, dopo che gli uomini incominciarono a comportarsi male, Giove la pose tra le stelle. E Libero diede il vino a suo padre (= al padre di lei), affinché (costui) desse la dolcezza agli uomini. (Coloro) ai quali (lo) diede, si ubriacarono e lo uccisero con le pietre.

 

 

 

 

 

 

 

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