Lucio ridiventa uomo - Apuleio

Allora io (tutto) trepidante, col cuore che mi batteva forte¹, afferrata con bocca avida (quella) corona che splendeva intrecciata di bellissime rose, (la) divorai, impaziente che la promessa s'adempisse². E la celeste promessa non mi deluse: immediatamente mi sparisce (quel) brutto e animalesco aspetto. Per prima cosa cade l'ispido pelo, poi la grossa pelle si assottiglia, il ventre obeso si restringe, le piante dei piedi, attraverso gli zoccoli, si allungano in dita, le mani non sono più zampe, ma, rialzatesi, riprendono le loro funzioni³, il lungo collo si accorcia, il viso e il capo si arrotondano, le enormi orecchie ritornano piccole come prima⁴, i denti, simili a ciottoli, riprendono dimensioni umane⁵, e (quella) coda che più d'ogni altra cosa mi tormentava prima, sparita⁶! La folla rimane incantata, si prostra devota (oppure: i devoti si prostrano) davanti alla potenza così evidente della grandissima dea, alla grandiosità, (così) rispondente al sogno notturno (secondo altri: simile ad un sogno notturno), ed alla naturalezza della metamorfosi, e a voce alta e in coro, tendendo le braccia al cielo, testimoniano il miracolo così straordinario della dea.

Soluzione dell'esercizio:

il verbo relativamente impersonale è uno solo: fefellit;

il complemento predicativo del soggetto è, a nostro parere, religiosi, riferito a populi e legato a venerantur (= "la folla venera religiosa", cioè religiosamente); riteniamo meno probabile che si tratti di un aggettivo sostantivato (= "la folla si stupisce, i devoti venerano").