Alcibiade tesse l’elogio di Socrate - Platone
"Io tenterò, amici, di lodare Socrate così: per immagini. Egli, dunque, penserà forse (che lo faccio) per rendere il discorso più divertente1; e invece l'immagine avrà come scopo la verità, non il divertimento2. Affermo dunque che egli è similissimo a questi sileni che si trovano nelle botteghe degli scultori, che gli artigiani ritraggono con3 zampogne o flauti, e che, aperti in due, mostrano di avere all'interno delle statuette di dèi. E sostengo inoltre che egli assomiglia al satiro Màrsia. Che in effetti, almeno nell'aspetto (fisico), tu sia simile a questi (esseri), o Socrate, neppure tu stesso potresti metterlo in dubbio, forse: quanto poi al fatto che somigli loro anche nel resto, sta' un po' a sentire4. Tu sei brutale5: o no? Se non lo ammetti ti porterò dei testimoni! Ma forse non sei flautista? (Sì che lo sei), e molto più straordinario di lui (= Marsia)! Egli, infatti, incantava gli uomini con i (suoi) strumenti musicali, grazie alla potenza della6 (sua) bocca; e tu sei diverso da lui solo in questo: che produci questo stesso (effetto) senza strumenti, con (le) nude parole. Infatti, quando noi ascoltiamo qualcun altro, anche un bravissimo retore, pronunciare altri discorsi, non importa, per così dire, un accidente a nessuno; quando invece uno ascolta te, o un altro che riporta (qualcuno) dei tuoi discorsi, anche se l'oratore è perfettamente mediocre, o che (ti) ascolti una donna, o un uomo, o un ragazzino, rimaniamo sbalorditi e (ne) siamo conquistati."
Soluzione dell'esercizio:
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