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L'autore è Tacito (Annales 6. 51)
Un passo non semplice, con qualche difficoltà di
resa spesso, però, risolta dalle frasi riportate dal vocabolario.
Nell'insieme un brano non edificante, senza un messaggio educativo: brutto esempio
per dei ragazzi di come si elimina
un personaggio scomodo
Ultimi giorni di Tiberio
Nunc
Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi
rigor; sermone ac vultu intentus quaesita interdum comitate quamvis
manifestam defectionem tegebat. Mutatisque saepius locis tandem apud
promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus.
Illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. Erat medicus arte
insignis, nomine Charicles, non quidem regere valetudines principis
solitus, consilii tamen copiam praebere. Is velut propria ad negotia
digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit.
Neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram
premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi
honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra
biduum duraturum Macroni firmavit. Inde cuncta conloquiis inter
praesentis, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur. Septimum
decimum kal. Aprilis interclusa anima creditus est mortalitatem
explevisse; et multo gratantum concursu ad capienda imperii primordia G.
Caesar egrediebatur, cum repente adfertur redire Tiberio vocem ac visus
vocarique qui recreandae defectioni cibum adferrent. Pavor hinc in omnis,
et ceteri passim dispergi, se quisque maestum aut nescium fingere;
Caesar in silentium fixus a summa spe novissima expectabat.
Macro intrepidus opprimi senem iniectu multae vestis iubet
discedique ab limine. sic Tiberius finivit octavo et septuagesimo
aetatis anno.
Traduzione (letterale)
Ormai
abbandonavano Tiberio le forze del corpo (lett.: già il corpo, già le
forze abbandonavano Tiberio), (ma) non ancora la dissimulazione: la
freddezza dell’animo (era) la stessa; nascondeva il (suo) venir meno,
sebbene manifesto, controllandosi (lett.: attento) nel discorso e
nell’espressione del volto, talvolta (anche) con una affettata
cordialità. Dopo aver cambiato più volte le residenze, alla fine si
stabilì presso il promontorio di Miseno in una villa che aveva avuto un
tempo come padrone C. Lucullo. Là si venne a sapere in tal modo che egli
si avvicinava agli ultimi (giorni). C’era un medico famoso per la sua
abilità, di nome Caricle, che a dire il vero non era solito curare i
malanni (oppure: prendersi
cura delle condizioni di salute) del principe, ma (che era solito)
fornirgli la possibilità di consultarlo (lett.: di un consiglio). Egli
partendo col pretesto di (lett.: come per) affari privati e
stringendogli la mano in atto di omaggio, (gli) tastò il polso (lett.:
toccò il battito delle vene). Né riuscì ad ingannare (Tiberio) [oppure:
né (la cosa) passò inosservata (a Tiberio)]: Tiberio, infatti, non si sa
se offeso e tanto più soffocando l’ira, ordinò (= presente storico) di
riprendere il banchetto e rimase (= presente storico) a tavola più del
solito come se volesse rendere onore all’amico [lett.: lo attribuisse ad
(= lo facesse in) onore dell’amico] che partiva. Caricle tuttavia
assicurò a Macrone che lo spirito vitale veniva meno e che non sarebbe
durato oltre due giorni. Quindi si affrettavano tutte le decisioni con
colloqui tra i presenti, con messaggi ai governatori e agli eserciti.
Bloccatosi il respiro il diciassettesimo giorno prima delle calende di
aprile, si credette che fosse morto (lett.: avesse concluso la vita
mortale); e (già) G. Cesare usciva a prendere le primizie dell’impero
tra una gran folla di persone che si congratulavano [lett.: con (oppure:
essendoci un) grande accorrere di congratulanti], quando all’improvviso
venne riferito (= presente storico) che a Tiberio ritornavano la voce e
la vista e che chiamava qualcuno che gli portasse del cibo per
riprendersi dallo sfinimento [lett.: (da lui) venivano chiamati (alcuni)
che portassero cibo per risollevare il suo sfinimento].
Da qui paura in tutti e tutti gli altri si disperdevano qua e
là, ciascuno si fingeva triste o ignaro; Cesare immobile e muto (lett.:
fisso al silenzio), (sbalzato) dall’apice della speranza (oppure: dalla speranza più alta), aspettava gli estremi supplizi.
Macrone, imperturbabile, ordinò (= presente storico) di soffocare il
vecchio col gettargli sopra molte coperte e di allontanarsi dalla porta.
Così morì Tiberio nel settantottesimo anno d’età (= a settantasette
anni).
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