La fine del mondo - Seneca |
Nulla resterà nel luogo in cui è (ora), il tempo tutto abbatterà e trascinerà con sé. E si prenderà gioco non soltanto degli uomini - quale piccola parte della potenza della sorte è infatti codesta? -, ma dei luoghi, delle regioni, dei continenti1. Spianerà intere montagne e, altrove, farà sorgere2 nuove rupi; prosciugherà i mari, devierà i fiumi e, interrotto il rapporto fra i popoli, dissolverà la convivenza e l'unione del genere umano; altrove inghiottirà città in profonde voragini, (le) scuoterà con terremoti, erutterà dal profondo aliti pestilenziali, cancellerà con inondazioni ogni luogo abitato3, sterminerà ogni essere vivente sommergendo il mondo e con immensi incendi brucerà ed incenerirà le cose mortali. E quando sarà giunto il tempo in cui il mondo si estinguerà per rinnovarsi, queste cose si distruggeranno con le loro stesse forze, e le stelle cozzeranno contro le stelle, e, mentre brucia tutta la materia, tutto ciò che ora brilla al suo posto arderà in un sol fuoco. Anche noi, anime felici e che abbiamo avuto in sorte l'eternità, quando a Dio sembrerà giusto ricostruire di nuovo queste cose, mentre tutto crolla, noi stesse4 piccola appendice dell'enorme rovina, torneremo agli elementi primordiali. |
Soluzione dell'esercizio: gli ablativi assoluti (tutti con valore temporale) sono: commercio gentium rupto; orbe submerso; omni flagrante materia; labentibus cunctis.
Nota
3
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