Perché
dovremmo venerare gli
dèi,
se non si occupano di noi?
“Dio
- sostengono (gli Epicurei) - pensa continuamente di essere felice;
infatti non ha nient’altro cui pensare1”.
Immagina, dunque, e prova a raffigurarti2 un
Dio che non pensa ad altro in tutta l’eternità se non “io me la passo
bene” e “io sono felice”! “Ma Epicuro ha scritto anche dei libri
sulla santità, sulla devozione verso gli dèi”. Ma qual è il motivo
per cui sostieni che gli dèi devono essere venerati dagli uomini, dal
momento che gli dèi non solo non si occupano degli uomini, ma in assoluto
non si occupano di nulla, non fanno nulla? “Ma la loro è una natura
straordinaria ed eccelsa, tanto che essa stessa di per sé deve indurre il
saggio a venerarla3.” Può forse esserci
qualcosa di straordinario in una natura tale che, beandosi del suo
piacere, non farà mai, né fa, né ha fatto (mai) nulla? Inoltre, che
devozione è dovuta a uno4 dal quale non hai
ricevuto niente, o che cosa in assoluto può essere dovuto a uno che non
ha alcun merito5? La santità è la scienza
del venerare gli dèi: ma per quale motivo siano da venerare non (lo)
capisco, se non si riceve né si spera da essi alcun bene6.
E perché dovremmo venerare gli dèi per l’ammirazione (nei confronti)
di una7 natura in cui non vediamo nulla di
straordinario? E poi, è facile liberare (la gente) dalla superstizione, -
(cosa) di cui siete soliti vantarvi - una volta che tu abbia eliminato8
tutta la potenza degli dèi! Le vostre teorie eliminano non solo la
superstizione, in cui è insito un vano timore degli dèi, ma anche la
religione, che consiste in9 un devoto culto
degli dèi. Perché?, Coloro che dissero che tutte le credenze10
sugli dèi immortali sono state inventate dagli uomini sapienti per
ragioni politiche, non hanno forse eliminato fin dalle radici ogni senso
religioso? I
congiuntivi: agitet
= congiuntivo “falso” (caratterizzante); dicas
= congiuntivo “falso” (caratterizzante); colant,
curent, agant = congiuntivi “veri” (cum
narrativi, valore causale); debeat
= congiuntivo “vero” (consecutiva); actura
sit, agat, egerit
= congiuntivi “veri” (relative improprie consecutive); acceperis
= congiuntivo “falso” (caratterizzante); sit
= congiuntivo “falso” (caratterizzante); sint
= congiuntivo “vero” (interrogativa indiretta); veneremur
= congiuntivo “falso” (caratterizzante); di fatto ha la stessa
funzione di un congiuntivo dubitativo di proposizione principale, perché quid
est quod corrisponde alla resa dei conti a cur,
però le grammatiche lo classificano come caratterizzante, in quanto la
principale è quid
est; sustuleris
= congiuntivo “vero” (cum narrativo, valore temporale); nulla vieta però che abbia anche
un valore eventuale, come il contesto sembra suggerire (“una volta che
tu eventualmente abbia eliminato…”).
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