Ciro incontra il nonno

 

 

(A partire) da quel momento Astiage mandò a chiamare sua figlia ed il figlio di lei; desiderava infatti vederlo, perché sentiva (dire) che era pieno di ogni qualità1. Allora Mandane stessa si reca dal padre, portando (con sé) anche il figlio Ciro. Non appena Ciro arrivò e seppe che Astiage era il padre di (sua) madre, subito, siccome era un bambino affettuoso per natura, lo salutò come (lo) avrebbe salutato uno che fosse cresciuto assieme (a lui) da tempo e che (gli) volesse bene da tempo, e vedendolo truccato con il bistro (lett.: la sottolineatura) degli occhi e con il belletto della pelle e con capelli posticci, cose che erano in uso presso i Medi - tutte queste cose, infatti, sono proprie dei Medi, mentre tra i Persiani in patria tuttora (lett.: anche ora) le vesti sono molto più modeste e il tenore di vita (è molto) più sobrio2 - vedendo dunque l'acconciatura del nonno, guardandolo disse3: "O mamma, com'è bello mio nonno4!".

1. bello e buono (è la formula, intraducibile, con cui i Greci indicano l'individuo fornito di ogni qualità fisica e morale;

2. i tenori di vita (sono molto) più sobri;

3. diceva;

4. come mi (= dativo etico) (è) bello il nonno

Soluzione dell'esercizio:

ἂν insieme ad ὥσπερ e ad εἴ, introduce una comparativa ipotetica. Più precisamente si tratta di un'ipotetica ellittica: infatti  ἂν accompagna ἀσπάζοιτο e costituisce l'apòdosi di un periodo ipotetico del terzo tipo (possibilità) la cui protasi, pur essendo introdotta da εἴ, è implicita (συντεθραμμένος, coordinato con φιλῶν). Letteralmente: "lo salutò come saluterebbe se uno (fosse) cresciuto assieme e (fosse) amico da tempo".