Come vorrei imparare a dimenticare! - Cicerone

Si racconta che tra i Greci1 quel famoso Ateniese, Temistocle, fu di una saggezza e di una intelligenza incredibilmente grandi2; si dice che a lui si avvicinò un uomo dotto e particolarmente colto e gli promise che (gli) avrebbe insegnato l’arte della memoria, che allora per la prima volta veniva divulgata; avendo(gli) egli domandato che cosa mai quell’arte potesse fare, quel dotto rispose che (quell’arte avrebbe fatto in modo che) ricordasse tutto; e Temistocle replicò a lui che gli avrebbe fatto cosa più gradita se (gli) avesse insegnato a dimenticare ciò che voleva, che se (gli avesse insegnato) a ricordare. Vedi quale forza di ingegno acutissimo ci fu in (quell’)uomo3, che mente profonda e grande4? Dal momento che rispose in modo tale che noi possiamo capire che nulla sarebbe potuto scivolar via dalla sua mente, una volta che vi fosse entrato; poiché, senza dubbio, per lui sarebbe stato preferibile poter dimenticare ciò che non voleva ricordare, piuttosto che ricordare ciò che avesse [oppure: aveva] udito o visto (anche) una sola volta.

 

Soluzione dell'esercizio:

cumquaesisset = congiuntivo vero e proprio introdotto dal cum narrativo;

quidnamposset = altro congiuntivo vero e proprio in quanto verbo di una proposizione interrogativa indiretta; 

utmeminisset = altro congiuntivo vero e proprio in quanto verbo di una proposizione completiva dipendente da un efficere sottinteso: illum doctorem dixisse (eam artem efficere posse) ut…; 

quae vellet = non è un congiuntivo vero e proprio: la proposizione è una relativa propria e il congiuntivo è dovuto all’oratio obliqua o ad una sfumatura di eventualità; 

sidocuisset = congiuntivo vero e proprio: protasi di periodo ipotetico dipendente del secondo o del primo tipo; 

quae vis…, quam potens et quanta mens fuerit = congiuntivo vero e proprio: proposizione interrogativa indiretta con il verbo al congiuntivo perfetto secondo la consecutio temporum;

quiresponderit = congiuntivo vero e proprio: si tratta infatti di una relativa impropria con valore causale. Questo, come il periodo successivo, si appoggia alla principale del periodo precedente, videsne

ita..., utpossemus = congiuntivo vero e proprio: proposizione consecutiva con il verbo al congiuntivo imperfetto: l’irregolarità del tempo (la consecutiva, pur non essendo soggetta alla consecutio, richiederebbe comunque il congiuntivo presente, perché la conseguenza riguarda il presente) si può spiegare con l’influsso dell’oratio obliqua precedente: nell’oratio obliqua, infatti, spesso si trova alternanza fra tempi principali e tempi storici, a seconda che si sottintenda un tempo reggente principale o storico; 

quodesset infusum = non è un congiuntivo vero e proprio: la proposizione è una relativa propria e il congiuntivo è dovuto ad una sfumatura di eventualità o di soggettività; 

cumfuerit = è un congiuntivo vero e proprio introdotto dal cum narrativo;

quodnollet = non è un congiuntivo vero e proprio: la proposizione è una relativa propria e il congiuntivo è dovuto alla soggettività dell'affermazione (meno probabile una sfumatura di eventualità, perché Temistocle, secondo Cicerone, effettivamente non voleva ricordare certe cose); 

quodaudisset vidissetve = non sono congiuntivi veri e propri: le proposizioni, fra loro coordinate (disgiuntive: -ve = vel), sono relative proprie e il congiuntivo è dovuto ad una sfumatura di soggettività o di eventualità; a seconda dell’interpretazione, tradurrai il congiuntivo in italiano con il corrispondente tempo dell’indicativo o con il congiuntivo.


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Nota 1
presso i Greci;

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Nota 2
fu di una incredibile grandezza di saggezza e di intelligenza;

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Nota 3
meno probabile (perché costituirebbe ripetizione di un concetto ovvio): vedi quale intelligenza ci fu in quell’uomo dall’ingegno acutissimo;

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Nota 4
che potente e quanto grande mente.

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