Saper ascoltare
Spintaro, lodando Epaminonda, diceva che non era facile incontrare un altro che sapesse di più né che parlasse di meno. E dicono che la natura diede a ciascuno di noi due orecchie e una sola lingua perché deve parlare meno di quanto debba ascoltare. Per il giovane, dunque, il silenzio è un ornamento sicuro in ogni circostanza, ma soprattutto quando ascoltando un altro non si agita né abbaia contro ogni affermazione ma, anche se il discorso non sia troppo gradito, sopporta e aspetta che l’oratore abbia concluso e, dopo che egli ha finito, non gli lancia subito contro la sua obiezione, ma, come dice Eschine, lascia trascorrere un po’ di tempo, sia che colui che ha parlato voglia aggiungere qualcosa alle cose dette, sia cambiare o togliere (qualcosa). Quelli che invece subito ribattono non ascoltando e non essendo ascoltati ma parlando su quelli che parlano, non fanno una bella figura; chi invece è abituato ad ascoltare in modo controllato e con rispetto accoglie e trattiene (= recepisce e fa suo) il discorso utile e distingue maggiormente e smaschera (lett.: sorprende/coglie sul fatto) quello inutile o falso, dimostrandosi amico della verità non della disputa, né irriflessivo e litigioso. Perciò dicono bene alcuni che bisogna che quelli che vogliono insinuare qualcosa di utile sgonfino dai giovani la presunzione e la vanità più che l’aria dagli otri, Altrimenti pieni di alterigia e di boria, non accolgono (nulla).
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