Amore per la gloria del giovane Alessandro- Plutarco

 

(Alessandro) accogliendo in ospitalità, durante un’assenza di Filippo, (lett.: essendo Filippo lontano dalla patria) gli ambasciatori che erano venuti da parte del re dei Persiani ed essendo entrato in confidenza (con loro) (lett.: essendo diventato amico intimo), li conquistò con la (sua) affabilità e non facendo nessuna domanda  puerile né futile ma informandosi (lett.: col domandare nessuna domanda… ma con l’informarsi) sulla lunghezza delle strade e sulle condizioni del viaggio verso l’interno e (chiedendo) a proposito del re stesso, quale fosse nei confronti dei nemici e quali (fossero) la potenza e l’esercito dei Persiani, al punto che quelli erano meravigliati e consideravano la decantata abilità di Filippo niente a confronto dello slancio e dell’aspirazione a compiere grandi imprese del figlio. Tutte le volte infatti che veniva annunciato che Filippo aveva conquistato una città famosa o aveva vinto qualche battaglia celebre, non era affatto lieto di sentirlo, ma rivolto ai coetanei diceva: “Ragazzi, mio padre si prenderà tutto e a me non lascerà nessuna impresa grande e gloriosa da compiere con voi”. Non cercando infatti piacere né ricchezza, ma valore e gloria, pensava che quante più cose avrebbe ricevuto dal padre, (tanto) meno successi avrebbe avuto per merito suo.