Le rane chiedono un re - da Fedro |
Le rane, che vagavano libere nei (loro) stagni1, con gran chiasso chiesero a Giove un re che reprimesse con la forza i (loro) costumi sregolati. Il padre degli dèi rise e diede loro un piccolo travicello che, (appena) gettato, atterrì con il movimento improvviso dell'acqua e con il (suo) tonfo la pavida razza (delle rane). Mentre le rane giacevano immerse nel pantano da un bel po' di tempo, per caso una, in silenzio, tira su la testa dallo stagno, ed esaminato il re chiama (a raccolta) tutte (le altre). Quelle, abbandonato (ogni) timore, a gara si avvicinano nuotando, e la folla sfacciata salta sopra il (pezzo di) legno. Dopo averlo infangato con ogni (tipo di) oltraggio, chiesero a Giove un altro re, dicendo che quello che era stato dato (loro) era un incapace2. Allora Giove mandò loro un serpente, che con i (suoi) denti aguzzi cominciò ad afferrar(le) a una a una. Inette (a difendersi), le rane cercano invano di sfuggire alla morte; la paura toglie (loro) la voce. Dunque, di nascosto, affidano a Mercurio l'incarico di pregare Giove che soccorra le sventurate3. Allora il dio risponde: «Dal momento che non avete voluto sopportare il vostro bene, (adesso) sopportate il male». |
Soluzione dell'esercizio: Sottolineiamo in blu le relative proprie, in rosso quella impropria (che ha valore finale): Ranae vagantes liberis paludibus clamore magno regem petierunt ab Iove, qui dissolutos mores vi compesceret. Pater deorum risit atque illis dedit parvum tigillum, quod missum subito vadi motu sonoque terruit pavidum genus. Cum ranae mersae limo iacerent diutius, forte una tacite profert e stagno caput et explorato rege cunctas evocat. Illae, timore posito, certatim annatant, lignumque super turba petulans insilit. Cum id inquinassent omni contumelia, alium regem ab Iove petierunt, dicentes inutilem esse qui datus erat. Tum Iuppiter misit illis hydrum, qui dentibus asperis corripere coepit singulas. Frustra necem fugitant inertes ranae, vocem praecludit metus. Furtim igitur dant Mercurio mandata, ut Iuppiter afflictis succurrat. Tunc contra deus: "Quia noluistis vestrum ferre bonum," inquit "malum perferte".
Nota
3
|