Nonostante la grande distanza
geografica che le separava, India antica e mondo greco-romano stabilirono fra loro nel corso dei secoli un
intreccio piuttosto complesso di contatti culturali, politici e commerciali.
La storia delle relazioni fra queste due grandi civiltà, così differenti fra
loro per società e tradizioni,
ha interessato a partire dalla fine del XVIII secolo gli studiosi di diversi
àmbiti, dall'archeologia alla storia dell'arte, della letteratura e della
filosofia.
Nella ricostruzione dei reciproci legami ed influenze, le fonti letterarie
indiane non ci sono state
finora di grande aiuto, sia per la scarsità dei riferimenti sia per la
diversità di prospettiva, che presta poca o nessuna attenzione nei confronti del dato
più propriamente storico e cronologico.
Sono assenti nella produzione letteraria indiana
riferimenti all'impresa di Alessandro il Grande, che pure
ebbe il merito di preparare il successivo processo di unificazione politica
della valle del Gange da parte della
dinastia Maurya; nei testi pali e sanscriti ricorrono solo brevi e fuggevoli
menzioni delle città e degli abitanti di
Roma e di Alessandria.
Tuttavia sia nella letteratura sanscrita che nei testi tamil
antichi (India meridionale) è attestato il termine
yavana, con cui venivano designati gli occidentali, greci e romani, che
per varie motivazioni nel corso dei secoli
stabilirono contatti di diversa natura e durata con la cultura indiana.
Gli studi di D. Pingree hanno messo in luce come lo zodiaco
e la terminologia astrologica e astronomica
indiana fossero di origine greca, a partire da un trattato alessandrino in
prosa sugli oroscopi che fu tradotto con il
significativo titolo Yavanajātaka ovvero le
nascite secondo i Greci. Esso comparve
in India verso la metà del II secolo d.C. e fortunatamente a noi è pervenuta
la sua versione successiva in versi (269-270
d.C.). Abbiamo inoltre notizia che nel VI secolo d.C. dovette circolare
un'altra opera astronomica di evidente derivazione occidentale, il Romakasiddhānta
o Canone romano.
Dal punto di vista archeologico
il panorama sulle testimonianze delle relazioni e dell'influenze reciproche
fra India e mondo greco-romano muta radicalmente e si fa più ricco ed
articolato.
Gli scavi archeologici a Vīrāmpatnam (o altrimenti Arikamedu, secondo una denominazione più
discussa) sulla costa orientale dell'India, presso l'antica colonia
francese di Pondichéry, hanno portato alla luce un intero insediamento
commerciale romano, certamente attivo dal I al III
secolo d.C., in cui erano presenti stabilmente mercanti ed artigiani con le rispettive famiglie. In particolare i ritrovamenti
di frammenti di ceramica di fabbricazione italiana (di Arretium o
Arezzo) hanno spinto l'orientalista J. Filliozat a formulare l'ipotesi,
confermata da una iscrizione epigrafica, di una datazione antecedente del
sito, almeno nell'ultima metà del I secolo a.C. Di questa località vi è
anche un riscontro testuale, poiché il suo nome compare sia
nell'opera anonima Periplus maris erythraei come Podoukē, sia
nella lingua tamil come puduceri, ovvero città nuova, da cui
probabilmente la Pondichéry francese. Anfore, oggetti d'uso comune, statuette
di terracotta, vasi e perfino cammei sono stati rinvenuti nella colonia romana
vicino a Pondichéry, così come una certa quantità e varietà di monete
imperiali romane, presenti anche in diverse altre località dell'India
meridionale.
Dall'India la Roma imperiale importava spezie e beni di
lusso con un notevole margine di guadagno,
sul quale l'erario romano imponeva una quota alla dogana di Alessandria.
Notevole interesse presenta anche la produzione di
statuette di imitazione occidentale rinvenute nell'India centro-meridionale.
Un'altra significativa
testimonianza dell'influenza occidentale nella cultura indiana è
rappresentata dalla scuola di arte Gandhara,
che si diffuse nel III secolo d.C. nella pianura omonima situata nelle regioni
di nord-ovest (oggi Pakistan). Da un primo periodo in cui le opere venivano
prodotte in schisto grigio-verde, si passò
all'utilizzo dello stucco, che permetteva di modellare con più precisione
e plasticità e di realizzare luminosi chiaroscuro. Le posture,
l'abbigliamento e le acconciature, gli ornamenti
e le fattezze dei volti ritratti nei busti di stucco rivelano tecniche e canoni estetici di chiara influenza greco-romana,
da cui non è esente anche l'architettura dei luoghi.
"L'uomo dei
fiori" (arte Gandhara), busto in stucco proveniente dalla
località archeologica di Hadda. Hadda fu una località di
pellegrinaggio situata lungo le antiche vie carovaniere dirette in
Asia centrale. |
Secondo G.M.
Bongard-Levine, sul versante della tradizione
letteraria classica, nella quale le testimonianze ed i riferimenti
all'India sono più ampi e numerosi, si
possono a grandi linee individuare quattro fasi, ciascuna dotata di specifiche
caratteristiche.
Un primo periodo risale
all'epoca in cui gli Achemenidi avevano esteso il proprio dominio sull'India
nord-occidentale, prima della campagna di Alessandro il Grande. I primi
riferimenti all'India, riguardanti
principalmente questi territori, si trovano nelle Storie di Erodoto,
che talvolta si valse di fonti persiane, e
nella Periegesi di Ecateo di Mileto. Entrambi gli autori tuttavia sembrano avere attinto ad un'opera per noi in gran
parte perduta, dal titolo Periplo, scritta dal greco Scilace
di Carianda, vissuto alla fine del VI secolo a.C., navigatore e conquistatore
della valle dell'Indo per conto del re
persiano Dario. Altre informazioni, tra le quali resta però ancora difficile distinguere il reale dal meraviglioso, sono
contenute negli Indikà di Ctesia di Cnido, un medico greco
al servizio del re achemenide Artaserse II.
Con la spedizione di Alessandro
il Grande ebbe inizio una seconda fase, tra il IV ed il III secolo a.C.,
caratterizzata da contatti diretti, alle testimonianze dei quali attinsero
scrittori successivi, come Strabone e
Plutarco, che ci hanno tramandato, tra le numerose e varie descrizioni, le
prime notizie sugli asceti indiani, detti
dai Greci gimnosofisti.
Segue un terzo periodo della storia
delle relazioni tra India e Occidente greco-romano, che viene anche denominato
dagli studiosi "il periodo delle ambasciate". Durante il suo regno,
Seleuco I Nicatore di Siria inviò
successivamente tre missioni diplomatiche alla corte di Candragupta Maurya (Sandrokottos o Andrakottos per i Greci), il primo
grande sovrano che riuscì ad unificare l'India settentrionale.
Gli Indikà di Megàstene, il primo di questi ambasciatori, ci sono
giunti in modo frammentario, ma dovettero
costituire per il mondo ellenistico una ricca e preziosa fonte di notizie di prima mano sull'India.
Per quanto riguarda la letteratura
latina, i numerosi riferimenti e le descrizioni dell'India, che sono state completamente raccolte e pubblicate nel
1986, sono oggi considerati poco originali. Ha scritto P.
Daffinà: "Le fonti greche - sia di età classica, sia di età
ellenistica ed ellenistico-romana - sono, per
lo meno le principali, frutto di osservazione diretta; quelle latine no,
perché nessun letterato latino, a quanto
ne sappiamo, si recò mai in India e tutti quelli che ne scrissero, ne
scrissero attingendo, direttamente o
indirettamente, a fonte greca."
Fa eccezione il VI libro della Naturalis
historia di Plinio il Vecchio, laddove l'autore descrive l'isola
di Tabropane (oggi Šri Lanka), che sembra abbia attinto a due testimonianze
dirette. Secondo Plinio l'isola è un regno
assai ricco e prospero, dove non esiste la schiavitù e viene praticata la religione politeista brahmanica. Quest'ultima
osservazione, in contrasto con la tradizione locale secondo
cui la penetrazione e la diffusione del buddismo sarebbe iniziata fin dal III
secolo a.C., pone bene in rilievo quale
immagine dell'India fu mantenuta dagli scrittori antichi pagani, anche successivi.
La quarta e ultima fase
nella storia delle relazioni tra India ed antichità classica, iniziata intomo
al II secolo d.C., sarebbe caratterizzata
da due tendenze prospettiche principali: da un lato troviamo scrittori
e filosofi pagani che continuano a utilizzare antiche descrizioni e,
soprattutto in àmbito neoplatonico,
cominciano a manifestare interesse verso la saggezza indiana; dall'altro
incontriamo, a partire dalla scuola di
Alessandria, autori cristiani che dimostrano di conoscere la religione e il pensiero indiano, con particolare attenzione per
il buddismo. Chiaro esempio della prima tendenza può
essere considerato Flavio Filòstrato, che, narrando la vita del neopitagorico
Apollonio di Tiana, descrive un'India dalla
religione totalmente brahmanica; della seconda tendenza viene annoverato Clemente Alessandrino, il quale, primo fra tutti
gli Occidentali, fa riferimento alla persona del Buddha
nei suoi Strômata.
Busto
maschile risalente all'età imperiale. La foggia della suggestiva
pettinatura, testimoniata anche da altri esemplari, potrebbe essere di
origine indiana: ricorda infatti quella del Buddha. |
Come ha rilevato lo
stesso Bongard-Levin nella sua recente conferenza tenuta a Torino presso
l'Accademia delle Scienze, in ciascuna
delle quattro fasi l'India fu vista dal mondo classico sotto aspetti
differenti, influenzati dal diverso atteggiamento morale e gnoseologico che
l'Occidente di volta in volta assumeva,
nonché più in generale dalla specificità della cultura greco-romana.
Il tema è ampio ed
affascinante e tutt'altro che esaurito. Restano ancora da approfondire
numerosi aspetti nell'ambito della
tradizione indiana e dei suoi legami col mondo greco-romano.
Bibliografia essenziale:
G.M.
Bongard-Levine, Ancient India and graeco-roman world, Indologica
taurinensia, XIII, 1985-6;
J. André e J.
Filliozat, L'Inde vue de Rome. Textes latins de l'Antiquité relatifs à
l'Inde, Paris, 1986;
P. Daffinà, Le
relazioni tra Roma e l'India alla luce delle più recenti indagini, Roma,
1995;
Ancient Rome
and India. Commercial and cultural contacts between the Roman world and India,
edited by Rosa M. Cimino, New Dehli, 1994;
D. Pingree, The Yavanjātaka of Sphujidhvaja, Cambridge Mass.-London,1978;
J.
Filliozat, Les relations extérieures de l'Inde, Pondichéry, 1956.
Links:
Cesmeo - Istituto Internazionale
di Studi Asiatici Avanzati
www.cesmeo.it