Plinio il Vecchio
(Como, 23-24 d.C. - Pompei, 79 d.C.)
La
vita: 23/24 d.C.: Gaio Plinio Secondo nasce a Como.
Le opere: Possediamo solo la Naturalis historia, ma abbiamo notizia di una produzione ben più vasta:
La Naturalis Historia:
Si compone di 37 libri, ed è il risultato di anni di studio e di lavoro; è
la summa delle conoscenze che Plinio trasse dalla lettura di 2000 volumi di 100
autori diversi.
Preceduta da una epistola dedicatoria a Tito, futuro imperatore, l'opera è databile al 77-78 d.C. In questepoca la letteratura risente di un evidente impulso pratico, della necessità di sistemare il sapere acquisito: in questo senso si parla di enciclopedismo, un atteggiamento che nasce dalla volontà di raccogliere e conservare il meglio delle conoscenze in diversi settori. Forte è la richiesta di informazione tecnico-scientifica (più che culturale in senso lato) da parte dei nuovi ceti tecnici e professionali in ascesa. Siamo di fronte ad un fenomeno di consumismo culturale, che spiega ad esempio il successo dei paradossografi come Licinio Muciano, comandante e uomo politico attivo sotto Vespasiano: naturalisti-viaggiatori, autori di paradoxa e mirabilia raccolti di persona o riportati per sentito dire. Il dilettantismo di opere del genere si rivela nel gusto per i dettagli, nell'assenza di sistematicità, ed esprime il limite della cultura scientifica (o pseudo-scientifica) latina rispetto a quella greca: ad essa manca la capacità di riconoscere ciò che è scientifico (cioè ripetibile in modo sempre identico) da ciò che non lo è, di vagliare criticamente i dati desunti dallesperienza, e questo è già evidente nella scelta dei modelli, talvolta classici, talvolta "moderni", ora veri scienziati, ora autori pseudo-scientifici, acriticamente accostati. La Naturalis historia è il prodotto più compiuto di questa tendenza, frutto di un progetto di conservazione integrale dello scibile umano (i precedenti, Varrone, Celso, Vitruvio, Mela e Columella, non hanno una simile ambizione di completezza). La sezione sulla cosmologia (libro 2°) rivela lorientamento filosofico di Plinio, quello stoicismo "di mezzo" tipico della classe dirigente dell'epoca, anche se sarebbe più corretta una collocazione di tipo eclettico, per la presenza di divagazioni magico-astrologiche di derivazione orientale. Pur nella sostanziale mancanza di rigore metodologico dellopera, che, come si è detto, non discerne le informazioni scientificamente fondate da quelle prive di attendibilità, e pur con il limite evidente dell'autore, costituito dal fatto di essere un semplice compilatore di nozioni e teorie altrui, si apprezzano in Plinio la serietà morale ed il sincero altruismo che ispira il suo gigantesco sforzo di trasmissione del sapere: davvero in lui è particolarmente evidente quello "spirito di servizio" che è riconosciuto dai più come un segno dei tempi.
Lo stile: È il punto debole della Naturalis historia: la maggior parte dei critici lo giudica insopportabilmente sciatto, tanto che Plinio il Vecchio risulta essere, a detta di molti, il peggior scrittore latino. La disarticolazione delle strutture sintattiche caratteristica delletà neroniana e flavia diventa in Plinio caotico disordine. Per certi versi questo è comprensibile, se si pensa alla vastità del progetto (è l'opinione del Conte): e tuttavia Plinio dimostra episodicamente ottime capacità retoriche. Forse la spiegazione del fenomeno va ricercata nella destinazione dellopera, concepita per la consultazione, e non per essere apprezzata come testo letterario. La fortuna: L'opera di Plinio conobbe una duplice tradizione:
Nel periodo dal 300 al 500 essa viene sottoposta al
vaglio filologico degli Umanisti, e la considerazione nei suoi confronti cambia:
sebbene infatti molti degli errori contenuti nell'opera di Plinio siano attribuiti ai
copisti medievali, tuttavia l'inesattezza delle notizie riportate ne fa vacillare
l'autorità scientifica.
|
In questa sezione, sei il visitatore numero