Il Metodo Punto 8 - Soltanto adesso puoi armarti di vocabolario ed accingerti a tradurre

(Dettaglio relativo al metodo di traduzione)

Soltanto adesso puoi armarti di vocabolario ed accingerti a tradurre. In questa prima fase non devi preoccuparti dell'eleganza formale, che rappresenta una conquista successiva, ma piuttosto della correttezza grammaticale della traduzione (anche se ne dovesse risultare una resa in italiano "brutta" e un po' faticosa) e soprattutto della coerenza logica del testo. Per assicurare quest'ultima, purtroppo, non esistono regole, ma esiste in compenso uno strumento potentissimo: la tua intelligenza; sarà questa, e solo questa, a far "funzionare" il vocabolario, e non certo il contrario: il vocabolario non può aiutarti a tradurre più di quanto un pianoforte possa aiutarti a suonare.
Ricordati che non si cerca mai a casaccio, ma si deve avere già un'idea abbastanza precisa di ciò che un certo vocabolo "deve" significare: il contesto, infatti, orienta già le tue scelte verso una serie molto limitata di significati possibili. Se, per esempio, leggo: "il ragazzo ... velocemente a casa", so già che la parola mancante è un verbo di "andare". Il vocabolario non dovrà fare altro che darmi conferma o smentita di quanto suppongo ed aiutarmi a cogliere meglio le sfumature di significato.
Fissa subito per iscritto ogni frase man mano che traduci, di modo che ti sia possibile controllare se le affermazioni successive risultano sensate in relazione a quanto precede.
Prendi dunque in considerazione ogni singola fraseche hai isolato ed osserva subito il verbo, che ne costituisce il fulcro; abìtuati a porre al verbo una serie di domande: rispondere correttamente a queste domande è il "segreto" per impadronirsi della struttura logica portante della frase e non essere costretti a procedere a tentoni nella ricerca sul vocabolario.
Le domande andrebbero poste nell'ordine che segue:

a. da quale verbo deriva la forma verbale in questione? Ne ricordi il paradigma? In caso contrario, consulta attentamente il vocabolario: questa domanda è infatti preliminare a tutte le altre;

b. qual è il modo? Solo mettendo in relazione l'introduttore ed il modo potrai dissipare eventuali dubbi sulla funzione sintattica della frase (ad esempio, un cum con il congiuntivo può essere temporale, causale, concessivo o avversativo, ma un cum con l'indicativo è solo temporale);

c. qual è la persona? La prima, la seconda o la terza? È singolare o plurale? Attenzione: la risposta a questa domanda ti consente di identificare il soggetto!

d. il verbo è transitivo o intransitivo? Saperlo ti servirà a rintracciare la presenza di un eventuale complemento oggetto o complemento d'agente;

e. qual è la diàtesi (attiva, passiva, deponente)? Anche questo serve per identificare un complemento oggetto o un complemento d'agente;

f. qual è il tempo? Ricordati che va reso con la massima precisione, mentre gli studenti tendono di solito a tradurlo con disinvolto pressappochismo;

g. qual è l'aspetto o qualità dell'azione? E' durativa (= còlta nel suo svolgimento)? E' momentanea (= considerata come fatto in sé e per sé, indipendentemente dalla sua durata)? E' perfettiva (= vista nella sua compiutezza o nel perdurare dei suoi effetti)? Bada che questa nozione, per lo più ignorata, è di estrema importanza! Se io dico "l'anno scorso andavo al mare" e "l'anno scorso andai al mare", non è il momento temporale che è diverso (è sempre l'anno scorso!), ma la qualità dell'azione: durativa nel primo caso (andavo = andavo abitualmente), momentanea nel secondo (andai = andai una sola volta); dunque ricordati che, per esempio, non puoi scambiare l'imperfetto con il perfetto o viceversa;

h. quante e quali sono le valenze del verbo, in base al suo significato? In altre parole: quanti complementi esige necessariamente?
Vuole solo il soggetto, come "correre"?
Oppure esige anche un secondo complemento, come "mangiare" (che avrà un oggetto) o "sembrare" (che avrà un predicativo del soggetto)?
Oppure ne pretende altri due, come "dare" (che avrà un oggetto e un complemento di termine) o "eleggere" (che avrà un oggetto e un predicativo dell'oggetto)?
O magari non ha bisogno neppure del soggetto, come "piove"?
Dando risposta a questi interrogativi, saprai già quanti e quali complementi cercare nei paraggi del verbo (oltre, naturalmente, a quelli non necessari, che l'autore aggiunge per fornire maggiori indicazioni);

i. quali sono le reggenze del verbo, ovvero con quali casi si costruisce? Per rispondere a questa domanda dovrai consultare con estrema attenzione il vocabolario: in parecchi casi, infatti, le reggenze non sono per nulla intuitive (pensa, ad esempio, al verbo invidere, che regge il dativo); senza contare che alcuni verbi latini cambiano significato a seconda delle diverse reggenze (vedi per esempio consulo o peto).


Ora "costruisci" tutta la frase intorno al verbo, senza mai perdere di vista la corrispondenza tra casi e complementi, e prova a tradurla. Come ti abbiamo già suggerito, fissala subito per iscritto. Mantieni però sempre un atteggiamento mentale sereno ed elastico, in modo da essere pronto ad operare eventuali "aggiustamenti" in rapporto al contesto. Ricordati che nulla è nemico della traduzione come la rigidità mentale.
Una volta tradotte tutte le frasi del periodo, rileggile con attenzione, per verificare se il brano abbia senso, sia in sé, sia in relazione alle considerazioni fatte ai punti 1 - 2. Se ti accorgi che qualcosa non va, che c'è qualche stonatura, contraddizione o insensatezza, torna indietro e prova a identificare il punto preciso in cui avviene il "salto" logico: lì, evidentemente, hai commesso un errore. Prova a correggerlo subito; se però non ci riesci, prosegui nella traduzione: ciò che avrai tradotto ti sarà di aiuto per comprendere anche i passi precedenti.