Il congiuntivo è il modo della soggettività: quando perciò incontri un congiuntivo in una proposizione indipendente, sei di fronte ad un fatto non considerato nella sua realtà oggettiva, ma concepito da chi scrive come possibile, voluto, sperato, supposto, etc.
Per ragioni di opportunità pratica, divideremo i congiuntivi indipendenti in due tipi:

con negazione ne esortativo
ottativo
concessivo
(coordinazione negativa mediante neque o nec se il primo congiuntivo è affermativo, neve o neu se è negativo).
con negazione non potenziale
dubitativo
suppositivo
irreale
(coordinazione negativa mediante neque).

Indice della scheda:

Congiuntivo esortativo

Particelle introduttive: nessuna
Tempo: presente
Traduzione: congiuntivo presente

Esprime un'esortazione, un invito, un consiglio, un comando: integra perciò le persone mancanti dell'imperativo (seppure talvolta si trovi anche alla 2a persona singolare o plurale).

Esempio: amemus patriam = amiamo la patria;
ne irascamur amicis = non adiriamoci con gli amici.



Torna all'inizio



Congiuntivo ottativo

Particelle introduttive: utinam, si (non obbligatorie).
Tempo: presente, perfetto, imperfetto, piuccheperfetto
Traduzione: "oh se", "voglia/volesse il cielo che" + congiuntivo

Esprime un desiderio o un augurio, realizzabili o meno, secondo il seguente schema:

Desiderio realizzabile { presente (nel presente o nel futuro)
perfetto (nel passato)
Desiderio irrealizzabile { imperfetto (nel presente o nel futuro)
piuccheperfetto (nel passato)

Traduzione: "oh se" + congiuntivo imperfetto o trapassato (desiderio realizzabile e irrealizzabile);
"voglia il cielo che" + congiuntivo presente o passato (desiderio realizzabile);
"volesse il cielo che" + congiuntivo imperfetto o trapassato (desiderio irrealizzabile).

Esempio: utinam bonus sis = voglia il cielo che tu sia buono! (E puoi esserlo);
utinam bonus fueris = voglia il cielo che tu sia stato buono! (E puoi esserlo stato);
utinam pater meus viveret = oh se mio padre fosse vivo! (Ma non lo è);
utinam ne hoc fecisses = oh se tu non avessi fatto questo! (Ma lo hai fatto).

Nota bene:
Si considerano come congiuntivi ottativi anche le forme verbali velim, vellem = vorrei, nolim, nollem = non vorrei, malim, mallem = preferirei, che propriamente sono potenziali.
Come puoi notare, in questo caso tra il presente e l'imperfetto non c'è differenza ai fini della traduzione: essi segnalano semplicemente il tipo del desiderio, che è realizzabile con i congiuntivi presenti velim, nolim, malim, irrealizzabile con i congiuntivi imperfetti vellem, nollem, mallem.

Essi reggono:

Esempio: velim bonus sis = vorrei che tu fossi buono (e puoi esserlo);
velim bonus fueris = vorrei che tu fossi stato buono (e puoi esserlo stato);
vellem pater meus viveret = vorrei che mio padre fosse vivo (ma non lo è);
vellem ne hoc fecisses = vorrei che tu non avessi fatto questo (ma lo hai fatto).



Torna all'inizio

Congiuntivo concessivo

Particelle introduttive: licet, sane, ut (non obbligatorie).
Tempo: presente (per il presente), perfetto (per il passato).
Traduzione: "ammettiamo pure che...", "anche ammesso che...", "concediamo pure che..." + congiuntivo presente (per il presente) o passato (per il passato).

Serve per concedere (cioè ammettere come vero) un fatto del quale, subito dopo, viene negata la rilevanza. E' dunque un espediente retorico.

Esempio: sit sane pulcher: at stultus est = ammettiamo pure che sia bello: ma è stupido;
licet verum dixeris: at tibi non credo = ammettiamo pure che tu abbia detto il vero: ma non ti credo.



Torna all'inizio



Congiuntivo potenziale

Particelle introduttive: nessuna
Tempo: presente o perfetto indifferentemente (per il presente o il futuro); imperfetto (per il passato).
Traduzione: condizionale presente o indicativo futuro, spesso con i verbi fraseologici "potere" o "dovere" (per il presente o il futuro); condizionale passato, spesso con i verbi fraseologici "potere" o "dovere" (per il passato).

Esprime un fatto ritenuto possibile o una semplice eventualità pensata da chi scrive.
Ha di solito il soggetto indeterminato ("tu" generico, pronomi indefiniti, interrogativi, negativi) e si trova spesso in frasi interrogative.

Esempio: quis dubitet te bonum esse? = chi dubiterà (dubiterebbe, potrebbe dubitare) che tu sia buono?
nemo hoc dixerit = nessuno dirà (direbbe, potrebbe dire) questo;
crederes hostes victos = avresti creduto (potuto credere) i nemici vinti.

Nota bene:
Attento alle forme attenuative: dixerim = oserei dire, crediderim = sarei propenso a credere, ausim = oserei, etc.

Torna all'inizio



Congiuntivo dubitativo

Particelle introduttive: nessuna
Tempo: presente (per il presente o il futuro); imperfetto (per il passato).
Traduzione: indicativo futuro o infinito o condizionale presente dei verbi fraseologici "dovere" o "potere" + infinito (per il presente o il futuro); condizionale passato dei verbi fraseologici "dovere" o "potere" + infinito (per il passato).

Si differenzia dal precedente perché esprime un dubbio in forma sempre interrogativa e con il soggetto di solito determinato.

Esempio: quid agam, iudices? = che dovrei fare (che farò, che fare), giudici?;
cur amicum neum non defenderem? = perché non avrei dovuto difendere il mio amico?

Nota bene:
Non confondere il soggetto indeterminato con il soggetto sottinteso! Sono due cose completamente diverse. Un soggetto è determinato quando è chiaramente identificabile, anche se magari sottinteso. Es.: "Siete gentili" (il soggetto è sottinteso ma determinato, perché chiaramente identificabile: "voi").

Torna all'inizio



Congiuntivo suppositivo

Particelle introduttive: nessuna
Tempo: presente, perfetto, imperfetto, piuccheperfetto.
Traduzione: "supponiamo che", "immaginiamo che" + congiuntivo.

Non devi confonderlo con il concessivo. In questo caso, infatti, non si tratta di un'ammissione retorica, ma di una vera e propria supposizione o ipotesi, che può essere considerata realizzabile o irrealizzabile.
Questo congiuntivo è dunque una sorta di pròtasi di periodo ipotetico in forma indipendente. Generalmente, infatti, è seguito da una proposizione principale che riporta le conseguenze del fatto ipotizzato (una sorta di apòdosi).

I tempi si regolano secondo il seguente schema:

Supposizione realizzabile { presente (nel presente o nel futuro)
perfetto (nel passato)
Supposizione irrealizzabile { imperfetto (nel presente o nel futuro)
piuccheperfetto (nel passato)

Esempio: dones ei librum: fortasse non legat = supponiamo che tu gli doni un libro (ed è possibile): forse non lo leggerebbe;
viveret Cicero: quid de re publica diceret? = supponiamo che fosse vivo Cicerone (il che è impossibile): che cosa direbbe dello Stato?
rogaverit aliquis eum sententiam: quid responderit? = immaginiamo che qualcuno gli abbia chiesto il suo parere (ed è possibile): che cosa avrebbe risposto?
pecuniam Marco commodavisses: domum suam non vendidisset = supponiamo che tu avessi prestato del denaro a Marco (ma non glielo hai prestato): non avrebbe venduto la sua casa.



Torna all'inizio



Congiuntivo irreale

Particelle introduttive: nessuna
Tempo: imperfetto (per il presente); piuccheperfetto (per il passato).
Traduzione: condizionale presente (per il presente); condizionale passato (per il passato).

Esprime un fatto che sarebbe accaduto se si fossero realizzate determinate condizioni (ma che di fatto non è accaduto).
E' in pratica l'apodosi di un periodo ipotetico dell'irrealtà con protasi sottintesa o espressa in forma indipendente.

Esempio: plura tibi scriberem = ti scriverei di più (protasi sottintesa: "se ne avessi il tempo" o simili);
libenter Marcum vidissem, sed non potui = avrei visto volentieri Marco, ma non ho potuto (protasi espressa in forma indipendente).



Torna all'inizio