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INTRODUTTORI: |
ne = che, di; ut, ne non = che non, di non |
MODO DEL VERBO: |
congiuntivo presente, perfetto, imperfetto o piuccheperfetto secondo le norme della consecutio temporum. |
N.B.: in
presenza di un pronome, aggettivo o avverbio negativo:
- con ne la negazione passa nell’introduttore (ne quis, ne quid, ne umquam...); - con ne non si mantiene il pronome, aggettivo o avverbio negativo e il non scompare (ne nihil, ne nemo, ne numquam...).
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Queste proposizioni fungono da complemento oggetto o da soggetto rispetto a verbi ed espressioni di timore (timeo, vereor, metuo, metus est, periculum est, in magno timore sum, etc.). Sono anch’esse di natura volitiva come le precedenti completive, ma usano i quattro tempi del congiuntivo, secondo le norme della consecutio, perché il timore può riferirsi anche ad un’azione passata (non si usano invece le forme perifrastiche con sim o essem, perché nei verbi di timore è già implicita l'idea del futuro). I loro introduttori si traducono in modo del tutto particolare (quello negativo affermativamente, quello affermativo negativamente):
Questa apparente contraddizione si spiega col fatto che in origine, probabilmente, si trattava di un costrutto paratattico ed il congiuntivo era di natura ottativa; timeo ne faciat (= temo che faccia) corrisponde perciò ad un originario timeo: ne faciat! (= ho paura: speriamo che non faccia!), mentre timeo ut faciat (= temo che non faccia) equivale a timeo: ut faciat! (= ho paura: speriamo che faccia!). Di conseguenza:
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