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 Accusativo che dipende da un verbo

 

 

a) Verbi che reggono l'accusativo;

b) Verbi che reggono il doppio accusativo;

c) Verbi assolutamente impersonali;

d) Verbi relativamente impersonali.

 

 

a) Verbi che reggono l'accusativo

 

In latino reggono l'accusativo alcuni verbi:   

 

1)

verbi che indicano un sentimento (verba affectuum): rideo = rido di; lugeo, fleo, defleo = piango; glorior = mi vanto; horreo = ho orrore; formido, reformido = ho paura; queror, lamentor = mi lamento; miror = mi meraviglio; ecc. L'accusativo che essi reggono è di relazione:

Es.:

Calamitatem suam queri mediocris est animi = Lamentarsi della propria disgrazia è (proprio) di un animo mediocre;

Mustum resipit ferrum = Il mosto sa di ferro; 

2)

verbi che indicano sensazioni fisiche: oleo, redoleo = puzzo di, mando odore di; sitio = ho sete di; esurio = ho fame di; sapio, resipio = so di, ho sapore di; ecc.

Es.:

Hominem pagina nostra sapit = La nostra pagina (= la mia opera) sa di uomo;

Pastillos Rufillus olet, Gorgonius hircum = Rufillo profuma di pastiglie, Gorgonio (puzza) di caprone;

Sciunt quid illo die (dominus) esuriat = Sanno di che cosa abbia fame (il loro padrone) in quel giorno;

3)

verbi accompagnati dall'oggetto interno: si dice oggetto interno (o figura etimologica) il nome che deriva dalla stessa radice del verbo da cui dipende o che con esso ha affinità di significato. Anche in italiano è presente nelle espressioni "vivere una vita" "dormire un sonno". Le principali espressioni latine sono: vivere vitam, pugnare pugnam, somniare somnium, ecc.

Es.:

Acrem pugnam nostri pugnaverunt = I nostri combatterono un'accanita battaglia;

4)

verbi resi transitivi dal preverbio: numerosi verbi di movimento, intransitivi, ammettono la costruzione con l'accusativo (diventando così anche transitivi) in quanto composti con preposizioni che di per sé reggono l'accusativo come ad, circum, in, ob, per, trans, ecc. : adeo = vado da; circumeo = vado intorno a, circondo; ineo = vado incontro a; obeo = affronto; pererro = vago per; subeo = incorro in, subisco; transeo = passo al di là di, attraverso; ecc.

Es.:

C. Octavius, decedens Macedonia, mortem obiit repentinam = C. Ottavio, allontanandosi dalla Madedonia, andò incontro ad una morte improvvisa;

Flumen Ararim Helvetii ratibus ac lintribus iunctis transibant = Gli Elvezi attraversavano il fiume Arar su un ponte di barche e zattere (su barche e zattere unite tra loro); 

Nota bene:

alcuni di questi verbi possono reggere anche l'accusativo della persona: si dice pertanto che si costruiscono con il doppio accusativo. Dovrai quindi esaminare sempre con molta attenzione il testo latino e poi consultare con altrettanta cura il vocabolario:

Es.:

(Caesar) exercitum Ligerim traducit (= Caesar ducit exercitum trans Ligerim) = Cesare porta l'esercito al di là della Loira;

5)

verbi intransitivi in latino e transitivi in italiano: particolare attenzione deve essere riservata a questi verbi che in italiano si costruiscono con complementi diversi dal complemento oggetto. Tuttavia per aggirare la difficoltà, si può ricorrere in italiano, quasi sempre, a sinonimi che sono transitivi esattamente come in latino: es.: deficere aliquem = venir meno a qualcuno = lasciare, abbandonare qualcuno.

I principali sono: abdico = rinuncio a, rifiuto; deficio = manco a, abbandono; delecto = piaccio a, diletto; despero = dispero di; fugio, effugio = sfuggo a, fuggo, evito; iuvo, adiuvo = giovo a, aiuto; sector, sequor = vado inseguendo, seguo a, seguo; ulciscor = mi vendico di, punisco; ecc.

Es.:

Valde Vergilius nos delectat = Ci piace molto Virgilio;

Ulciscentur illum mores sui = Si vendicheranno di lui (= lo puniranno) i suoi costumi.

Nota bene:

Alcuni di questi verbi ammettono anche altri costrutti che richiedono l'ablativo semplice o con preposizione: ti invitiamo pertanto ad esaminare con molta attenzione il testo latino per poter individuare le reggenze di questi verbi e per poter poi consultare il vocabolario in modo adeguato. Forniamo qui il solo esempio di deficio che è uno dei verbi più significativi.

Deficere aliquem

abbandonare qualcuno

es.:

vires me deficiunt = le forze mi vengono meno, mi abbandonano.

Deficere ab aliquo

abbandonare qualcuno

Deficere a republica, a senatu

=

 ribellarsi allo Stato, al senato

Deficere ad aliquem

=

 passare dalla parte di qualcuno: 

es.: 

metuebat Mago ne Ligures ad Romanos deficerent = Magone 

temeva che i Liguri passassero dalla parte dei Romani; 

Manlius primus a patribus ad plebem defecerat = Manlio era 

passato per primo dai patrizi alla plebe.

Deficere in aliquo

estinguersi in qualcuno:  

es.:

Defecit gens in Antonio = La famiglia si estinse in Antonio.

Deficere

eclissarsi (detto del sole e della luna):  

es.:

sol, luna, defecit = il sole, la luna si eclissò.

 

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b) Verbi che reggono il doppio accusativo

 

In latino reggono il doppio accusativo, della persona e della cosa, alcuni verbi:   

 

1)

doceo, es, docui, docere = insegnare;

a)

regge l'accusativo della cosa che si insegna e della persona a cui si insegna:

es.:

Magister discipulos latinas litteras docet = Il maestro insegna agli allievi il latino;

b)

nel significato di "informare qualcuno di qualcosa" regge l'accusativo della persona (= complemento oggetto) e de + ablativo della cosa:

es.:

Consules de victoria senatum docuerunt = I consoli informarono della vittoria il senato;

c)

al passivo doceo è sostituito da:

- erudior, imbuor, instituor (= sono istruito) che sono costruiti con l'ablativo della cosa in cui si è istruiti (= complemento di limitazione) e con a, ab + ablativo (= complemento d'agente) della persona da cui si è istruiti;

es.:

A te latinis litteris erudior = sono istruito da te nel latino;

- disco, is, didici, discere (= imparare) che si costruisce con l'accusativo della cosa che si impara (= complemento oggetto) e a, ab + ablativo della persona da cui si impara;

es.:

Latinas litteras a te disco = Imparo il latino da te.

2)

celo, as, celavi, celatum celare = nascondere, celare;

a)

regge l'accusativo della persona a cui si cela qualcosa e l'accusativo della cosa che si cela; la cosa tuttavia può anche essere espressa con de + ablativo (= complemento di argomento);

es.:

Cur me tuam sententiam celas? Oppure Cur me de tua sententia celas? = Perché mi nascondi il tuo parere?

b)

al passivo celo, a differenza dell'italiano, si costruisce personalmente, cioè la persona a cui viene nascosta una cosa, diventa il soggetto in nominativo; la cosa celata si esprime con de + ablativo o con l'accusativo di relazione se si tratta di un pronome neutro. Pertanto la frase italiana "A Mario fu tenuto nascosto il tuo arrivo" diventa nella costruzione personale "Mario fu tenuto nascosto circa il tuo arrivo" e in latino Marius de adventu tuo celatus est;

es.:

Id Alcibiades diutius celari non potuit = Alcibiade non potè essere tenuto più a lungo all'oscuro in ciò = Ad Alcibiade non si potè nascondere ciò più a lungo.

3)

posco = chiedo, reposco = richiedo, flagito = chiedo con insistenza;

reggono l'accusativo della persona a cui si chiede e l'accusativo della cosa che si chiede. La persona può anche essere espressa con a, ab + ablativo (= complemento di provenienza);

es.:

Caesar Aeduos frumentum flagitabat oppure Caesar ab Aeduis frumentum flagitabat = Cesare chiedeva insistentemente il frumento agli Edui.

4)

oro = prego, rogo = chiedo pregando, interrogo = domando, interrogo;

si costruiscono con i due accusativi (della persona e della cosa) solo se la cosa è espressa da un pronome neutro. Diversamente, oro e rogo si costruiscono con un solo accusativo o della persona o della cosa; spesso la cosa è espressa con una proposizione completiva introdotta da ut/ne + congiuntivo;

es.:

Oro auxilium = Chiedo aiuto;

Te rogo hoc = ti prego di questo;

Te oro ut ad me venias = Ti prego di venire da me;

rogo e interrogo nel significato di "interrogare" preferiscono de + ablativo della cosa quando questa è espressa da un sostantivo:

es.:

Consules de hostium clade interrogavimus = interrogammo i consoli sulla sconfitta dei nemici.

Nota bene:

Nell'espressione idiomatica rogare aliquem sententiam = chiedere a qualcuno il proprio parere, il verbo rogo regge oltre all'accusativo della persona, anche l'accusativo di relazione della cosa. Tale accusativo di relazione si mantiene anche nella corrispondente frase passiva rogatus sum sententiam = mi fu richiesto il parere.

5)

peto, is, petivi, petitum, petere = chiedere (per ottenere);

si costruisce con l'accusativo della cosa chiesta e a, ab + ablativo della persona a cui si chiede; la cosa può anche essere espressa con una proposizione completiva introdotta da ut/ne + congiuntivo

es.:

Hostes pacem a Romanis petiverunt = I nemici chiesero la pace ai Romani;

Peto abs te ut haec cures diligenter = Ti chiedo di curare queste cose con attenzione.

Altri significati di peto:

petere Romam, urbem, locum = dirigersi verso Roma, verso una città, verso un luogo;

petere hostes = dirigersi contro i nemici, assalire i nemici;

petere magistratum, consulatum = aspirare ad una magistratura, al consolato.

6)

quaero, is, quaesivi, quaesitum, quaerere = chiedere (per sapere);

si costruisce con l'accusativo della cosa che si chiede e e, ex + ablativo della persona a cui si chiede; la cosa è spesso espressa con una proposizione interrogativa indiretta;

es.:

Ex eo quaesivi remedium = Gli chiesi un rimedio;

Ex te quaero quid acturus sis cras = Ti chiedo che cosa farai domani.

Nel significato di "indagare" quaero regge de + ablativo della persona o della cosa su cui si indaga (la cosa tuttavia può essere espressa anche con l'accusativo).

es.:

De morte amici quaesivit = fece un'inchiesta sulla morte dell'amico; coniurationem quaesivit = fece un'inchiesta su una congiura.

 

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c) Verbi assolutamente impersonali

 

miseret, miseruit (o miseritum est), miserere  = aver compassione
paenitet, paenituit, paenitere pentirsi
piget, piguit (o pigitum est), pigere provar rincrescimento
pudet, puduit (o puditum est), pudere vergognarsi
taedet, pertaesum est, taedere annoiarsi

 

In italiano questi verbi hanno costruzione personale, cioè hanno come soggetto la persona che prova il sentimento da essi espresso:  

Es.:

Mario si annoia; noi ci pentiamo; voi provate compassione; ecc.

In latino essi hanno sempre costruzione impersonale, cioè hanno come ipotetico soggetto sottinteso il sentimento che colpisce le singole persone (le quali diventano perciò l’oggetto dell’azione):

Es.:

La vergogna fa vergognare Tizio; la noia fa annoiare Caio; ecc.

Pertanto:

1)

la persona che prova il sentimento si trova in Accusativo

Se è espressa da un pronome personale, si usano me, te, eum, eam, nos, vos, eos, eas; se è usato solo con valore riflessivo;

2)

la cosa che suscita il sentimento si trova in Genitivo

Se è espressa però da un pronome neutro (id, illud, hoc, quod, ecc.) prende il caso Nominativo (secondo alcuni grammatici si tratterebbe invece di un Accusativo di relazione);

3)

il verbo è sempre alla terza persona singolare;

4)

se ciò che desta il sentimento è espresso mediante una proposizione, si può trovare sia una proposizione oggettiva, sia una dichiarativa-causale introdotta solitamente da quod + indicativo o congiuntivo.

Es.:

me pudet meorum errorum = (la vergogna) dei miei errori (genitivo oggettivo?) fa vergognare me = mi vergogno dei miei errori;

Marius dicit se paenitere suorum errorum = Mario dice che (il pentimento) dei suoi errori lo fa pentire = Mario dice di pentirsi dei suoi errori; 

Hoc me paenitet = questo fa pentire me = Mi pento di ciò; 

Sapientis est nihil, quod paenitere possit, facere = È proprio del saggio non fare nulla che possa farlo pentire = È proprio del saggio non fare nulla di cui possa pentirsi;

Nos paenituit quod verum diximus = Ci pentimmo perché dicemmo il vero (oppure: il fatto che dicemmo il vero ci fece pentire) = Ci pentimmo di aver detto la verità.

Nota bene:

1)

poiché questi cinque verbi, essendo usati solo alla terza persona singolare, mancano dell’imperativo, per esprimere il comando si ricorre al congiuntivo esortativo di (alla) terza persona singolare:

Es.:

te paeniteat tuae negligentiae = pentiti della tua negligenza.

2)

quando sono accompagnati da verbi servili (possum, debeo, incipio, soleo, ecc.) si esprimono con l’infinito e trasmettono la loro costruzione impersonale al verbo servile; se però il verbo servile è un verbo di volontà (volo, nolo, malo) esso resta personale e regge il congiuntivo con o senza ut:

Es.:

Discipulos incipit taedere = I discepoli incominciano ad annoiarsi;

Volo te paeniteat = Voglio che tu ti penta;

Volebam te paeniteret = Volevo che tu ti pentissi.

3)

quando per esprimere idea di necessità si usa la perifrastica passiva, la persona che deve provare il sentimento si pone regolarmente in dativo d’agente:

Es.:

Nobis paenitendum est = Noi dobbiamo pentirci.

 

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d) Verbi relativamente impersonali

 

decet  = si addice, conviene
dedecet  non si addice, non conviene
delectat, iuvat  diletta, piace
fallit, fugit, praeterit sfugge
latet  è nascosto, sfugge

 

Si tratta di verbi solo apparentemente impersonali: essi infatti hanno il soggetto espresso (vedi sotto al punto 3).

Il loro uso si discosta da quello italiano in quanto la persona alla quale in italiano si riferisce l’azione costituisce in latino l’oggetto del verbo.

Essi perciò si costruiscono così:

1)

reggono l’accusativo della persona a cui si addice, sfugge, ecc.;

2)

ammettono oltre alla terza persona singolare anche la terza persona plurale;

3)

il loro soggetto può essere rappresentato da un pronome neutro, da un sostantivo che indica una cosa, da un infinito o da una proposizione infinitiva.

Es.:

Probos viros honestas decet = Agli uomini buoni si addice l’onestà;

Parvum parva decent = Ad uno piccolo si addicono piccole cose;

Oratorem irasci minime decet, simulare non dedecet = Per un oratore non è affatto conveniente mostrare l’ira, ma non è sconveniente simularla;

Me iuvat mea consilia tibi utilia esse = Mi fa piacere che i miei consigli ti siano utili.

 

 

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