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Dativo generico che dipende da un verbo

a) Complemento di termine;

b) Dativo retto da verbi costruiti intransitivamente in italiano;

c) Dativo retto da verbi costruiti transitivamente in italiano;

d) Dativo retto da verbi intransitivi aventi diverso costrutto in latino ed in italiano;

e) Costruzione passiva dei verbi che reggono il dativo

f)  Verbi che ammettono più di una costruzione.

 

 

a) Complemento di termine

Per complemento di termine intendiamo propriamente quel complemento che esprime il destinatario dell’azione espressa da un verbo transitivo (ovvero la persona su cui "termina" l’azione). Es.: Marco filiam meam in matrimonium dedi = Ho dato mia figlia in matrimonio a Marco. Marco è il destinatario della mia azione.

Tale complemento è retto da verbi indicanti:

a. dare, donare, attribuire, affidare, togliere, lasciare, etc.: do, dono, concedo, reddo, credo, trado, committo, aufero, eripio, adimo, relinquo, etc.;

b. dire, narrare, annunciare, promettere, etc.: dico, narro, trado, nuntio, respondeo, spondeo, promitto, etc.;

c. mostrare, esibire, etc.: monstro, ostendo, exhibeo etc.

L’uso di tali verbi è perfettamente analogo a quello italiano.

Es.: Librum tibi dono = Ti regalo un libro (complemento di termine);

Dominus servo malo nihil donavit = Il padrone non donò nulla al cattivo schiavo (attributo del complemento di termine);

Tacitus Agricolae, soceri suo, magnam laudem tribuit = Tacito loda molto Agricola, suo suocero (apposizione del complemento di termine);

Augusto patri patriae senatus populusque Romanus clipeum aureum dedit = Ad Augusto, come padre della patria, il senato ed il popolo romano dedicarono uno scudo d’oro (predicativo del complemento di termine);

Urbi Romae Romulus nomen dedit = Romolo diede il nome alla città di Roma (complemento di denominazione riferito al complemento di termine).

 

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b) Dativo retto da verbi costruiti intransitivamente in italiano

Altra cosa rispetto al complemento di termine propriamente detto è la reggenza in dativo di alcuni verbi che, in latino come in italiano, sono costruiti intransitivamente.

Es.: Hoc tibi obest = Questo ti nuoce.

In questo caso tibi non esprime il destinatario dell’azione, ma piuttosto il suo oggetto: tant’è vero che l’espressione è perfettamente analoga a "Questo ti danneggia" (= "questo danneggia te").

I verbi intransitivi in italiano che reggono il dativo in latino possono essere raggruppati nelle seguenti categorie di significato (spesso, come puoi vedere, comprendenti coppie di opposti):

 - giovare / nuocere: prosum, proficio / noceo, obsum.

Es.: Illud semel profuit, hoc semper proderit civitati = Quello ha giovato una sola volta allo Stato, questo (le) gioverà per sempre.

 - piacere / dispiacere: placeo / displiceo.

Es.: Acta mea sibi ait displicere = Dice che le mie azioni non gli piacciono.

 - comandare / obbedire: impero / oboedio, obtempero, pareo, obsequor.

Es.: Dixit se senatus auctoritati non obtemperaturum = Disse che non avrebbe obbedito all’autorità del senato.

 - resistere, opporsi / cedere, accondiscendere, indulgere: obsto, obsisto, officio, repugno, resisto, adversor / cedo, indulgeo.

Es.: Obsistere te necesse est communi malo = E’ necessario che tu ti opponga al male comune.

 - mancare, venir meno: desum.

Es.: Pedestris sibi copias non defuturas ait = Dice che non gli mancheranno truppe di fanteria.

 - provvedere: provideo, consulo, caveo.

Es.: Te atque senatum obtestamur, consulatis miseris civibus = Supplichiamo te ed il senato che provvediate (= di provvedere) ai miseri cittadini.

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 c) Dativo retto da verbi costruiti transitivamente in italiano

In latino sono usati intransitivamente, e reggono il dativo, alcuni verbi usati invece transitivamente in italiano. Essi indicano stati d’animo di benevolenza/sottomissione o avversione e possono essere raggruppati nelle seguenti categorie di significato:

Benevolenza/sottomissione

Avversione

 

- aiutare, soccorrere: auxilior, subvenio, succurro, opitulor.

Es.: Non ignara mali miseris succurrere disco (Virgilio, Aen. 1. 630) = Poiché non ignoro il dolore, imparo a soccorrere gli sventurati.

- favorire: faveo.

Es.: Hic aperte favet Antonio = Costui favorisce apertamente Antonio.

- risparmiare, perdonare: ignosco, parco, tempero.

Es.: Parcere subiectis et debellare superbos (Virgilio, Aen. 6. 853) = Risparmiare chi si sottomette e debellare i superbi.

- soddisfare: satisfacio.

Es.: Satisfacere se legi aiebat = Affermava di soddisfare la legge.

- studiare, amare, coltivare: studeo.

Es.: Nemo nostrorum studet eloquentiae, nisi ut in foro eluceat = Nessuno dei nostri (concittadini) studia l’eloquenza, se non per mettersi in luce nel foro.

- approvare, essere d’accordo (con): assentio, assentior (adsentio, adsentior).

Es.: Nec Stratoni assentior nec vero tibi = Non sono d’accordo né con Stratone né con te.

- applaudire: plaudo.

Es.: Populus me sibilat, at mihi plaudo ipse domi = La gente mi fischia, ma mi applaudo da solo in casa.

- consigliare, persuadere: suadeo, persuadeo.

Es.: Patri persuasi ut aes alienum fili dissolveret = Ho convinto il padre a pagare i debiti del figlio.

- curare, porre rimedio (a): medeor.

Es.: Negotio tuo mederi nunc non possumus = Ora non possiamo porre rimedio al tuo problema.

- accarezzare, blandire: blandior.

Es.: Ex hac licentia fit ut magister discipulos metuat et iis blandiatur = Da questa licenza deriva che il maestro tema gli allievi e li blandisca.

- adulare: assentor (adsentor).

Es.: Ipse sibi adsentatur = Si adula da sé.

- servire: servio.

Es.: Sola ratio non servit sed imperat sensibus = Solo la ragione non è schiava dei sensi, ma li domina.

- supplicare: supplico.

Es.: Neque Caesari solum pro te supplicabo = E non solo Cesare supplicherò per te.

- sposare (detto di donna): nubo.

Es.: Carissimum virum amiserat, cui virgo nupserat = Aveva perso il marito carissimo, che aveva sposato fanciulla.

 

 

- avversare, opporsi (a): adversor.

Es.: attendite, quaeso, quantopere istius amentiae fortuna ipsa adversata sit = Fate attenzione, per favore, a quanto la sorte stessa si sia opposta alla follia di costui.

- invidiare, odiare: invideo.

Es.: Nemini invideo = Non invidio nessuno.

- minacciare: minor, minitor.

Es.: Carthago Romanorum imperio maxime minitabatur = Cartagine minacciava molto seriamente il potere dei Romani.

- insidiare: insidior.

Es.: In hac fuga Numidae Hannibali insidiati sunt = Durante questa fuga i Numidi insidiarono Annibale.

- denigrare: obtrecto.

Es.: Tiberius Germanico semper obtrectavit = Tiberio denigrò sempre Germanico.

 

 

 

Nota bene:

- Alcuni di questi verbi presentano anche, in concorrenza con il dativo, altri costrutti: 

Es.: Unum omnes studetis = Aspirate tutti ad un’unica cosa;

Minati sunt Caesari mortem = Hanno minacciato Cesare di morte.

- "Sposare", detto di uomo, si dice uxorem ducere (aliquam) (cfr. sintassi dei casi, accusativo).

- Parsum, il supino di parco, è disusato: al suo posto si usa il supino del sinonimo tempero (= temperatum).

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d) Dativo retto da verbi intransitivi aventi diverso costrutto in latino ed in italiano

Esiste infine un piccolo gruppetto di verbi intransitivi sia in latino che in italiano, che reggono il dativo in latino, ma si costruiscono diversamente in italiano. I più importanti sono:

- benedico alicui = dico bene di qualcuno;

- maledico alicui = dico male di qualcuno;

- irascor, succenseo alicui = mi adiro, mi sdegno con qualcuno;

- gratulor alicui = mi congratulo con qualcuno;

- fido, diffido alicui = mi fido, diffido di qualcuno;

- confido alicui = confido in qualcuno;

- assentio, assentior adsentio, adsentior alicui = sono d’accordo con qualcuno.

 

Es.: Cui bene dixit umquam bono? = Di quale uomo onesto ha mai detto bene?

Fatebor me in adulescentia diffisum esse ingenio meo = Confesserò che nella mia giovinezza ho diffidato della mia intelligenza;

Irasci quidem vos mihi non oportet = Non occorre davvero che vi adiriate con me.

Nota bene:

1) Fido e confido (non diffido) reggono anche l’ablativo della cosa. 

Es.: Equitatu maxime confidebant = Confidavano soprattutto nella cavalleria.

2) Poiché il participio iratus ha soltanto valore di aggettivo, nel perfetto e nei tempi derivati si ricorre al sinonimo succensui (perfetto di succenseo). 

Es.: Patri meo succensui = Mi sono adirato con mio padre.

3) Alcuni di questi verbi, come ad es. gratulor, possono ammettere, in aggiunta al dativo, anche altri costrutti. 

Es.: Tibi gratulamur de victoria = Ci congratuliamo con te per la (tua) vittoria.

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 e) Costruzione passiva dei verbi che reggono il dativo

E’ evidente che i verbi intransitivi che in latino reggono il dativo non possono, proprio perché privi di complemento oggetto, essere volti al passivo nella forma personale. Così, se in italiano possiamo trasformare la frase "Io invidio Marco" in "Marco è invidiato da me", in latino questo non è possibile.

Si può tuttavia ricorrere al passivo della forma impersonale, che, come sai, è ammesso anche dai verbi intransitivi (cfr. curritur = "si corre").

In pratica succede questo:

- il termine che in italiano funge da soggetto va in dativo;

- il verbo passa alla terza persona singolare passiva;

- il complemento d’agente, se c’è, si esprime come sempre con a, ab + ablativo.

Osserva questo esempio:

Il ricco è invidiato dai poveri

¯

al ricco si porta invidia da parte dei poveri

¯

diviti a pauperibus invidetur

Naturalmente, nel tradurre dal latino in italiano, dovrai seguire il procedimento inverso, come indica questo schema:

Rei publicae providetur a bonis civibus

¯

allo Stato si provvede da parte dei buoni cittadini

¯

i buoni cittadini provvedono allo Stato.

 

Templis deorum temperatum est ab hostibus

¯

ai templi degli dèi si portò rispetto da parte dei nemici

¯

i templi degli dèi furono risparmiati dai nemici.

Se il verbo è retto da un servile, quest’ultimo assume la terza persona singolare e il verbo passa all’infinito passivo. Tutto il resto rimane immutato.

Es.: Nobis succurri ab amicis non potuit = Non potemmo essere soccorsi dagli amici.

Va da sé che, se il verbo è deponente, non è assolutamente possibile ricorrere alla forma passiva: non resterà allora che volgere la frase all’attivo.

Es.: I fanti furono soccorsi dai cavalieri = I cavalieri soccorsero i fanti = Equites peditibus auxiliati sunt.

 

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f) Verbi che ammettono più di una costruzione

Alcuni verbi ammettono, oltre alla costruzione con il dativo, anche altri costrutti. I casi più significativi sono i seguenti:

1) I verbi composti con preposizioni come ad, in, de, cum, ob, ante... si possono costruire in due modi:

a. con il dativo;

b. ripetendo la preposizione, seguita dal caso da essa retto.

Es.: Quis deo comparari auderet? = Chi oserebbe paragonarsi ad un dio?

Tecum Lesbia nostra comparatur? (Catullo, 43. 7) = Con te si paragona la mia Lesbia?

2) Il verbo dono ammette, tanto all’attivo quanto al passivo, un duplice costrutto:

a. donare aliquid alicui (accusativo della cosa e dativo della persona, come in italiano);

b. donare aliquem aliqua re (accusativo della persona e ablativo della cosa).

Es.: Il senato donò la cittadinanza ai Galli = Gallis civitatem senatus donavit oppure Gallos civitate senatus donavit (al passivo: Gallis civitas a senatu donata est oppure Galli civitate a senatu donati sunt).

Come dono si costruiscono altri verbi: induo (= vesto), exuo (= spoglio), circumdo (= circondo), macto (= sacrifico), aspergo (= spruzzo), induco (= rivesto), intercludo (= impedisco).

3) Fra i verbi di eccellenza (indicanti cioè superiorità fisica, materiale o morale) solo praesto ed excello si costruiscono sempre con il dativo della persona. Gli altri ammettono diversi costrutti; e precisamente:

- antecedo, anteeo, antecello e antisto possono reggere il dativo o l’accusativo della persona;

- praecedo, praecurro, supero e vinco reggono solo l’accusativo della persona.

 

Tutti quanti si costruiscono con l’ablativo (di limitazione) della cosa. Se è presente un avverbio di misura, esso assume la desinenza ablativale in -o.

 

Es.: Graeci Latinis philosophia praestant = I Greci sono superiori ai Latini nella filosofia;

Corporis viribus te (tibi) multo antecedo = Ti supero di molto in forza fisica;

Marcus omnes amicos meos ingenio praecedit = Marco è superiore a tutti i miei amici in intelligenza.

4) Vi sono infine verbi che cambiano significato a seconda del costrutto. A questo proposito ti esortiamo ad individuarne attentamente le reggenze ed a consultare con molta cura il vocabolario per rintracciare i vari significati ad esse connessi, onde evitare errori anche molto gravi. Ti segnaliamo i più comuni fra questi verbi:

prospicio, provideo  alicui, alicui rei = provvedo a qualcuno, a qualcosa
aliquid   = prevedo qualcosa
alicui, alicui rei   = provvedo a qualcuno, a qualcosa
consulo aliquem = consulto qualcuno
alicui, alicui rei   = provvedo, penso a qualcuno, a qualcosa
in aliquem   = prendo provvedimenti contro qualcuno
de aliquo, de aliqua re   = delibero intorno a qualcuno, a qualcosa
caveo   aliquem, aliquid   = mi guardo da, evito qualcuno, qualcosa
ab aliquo, ab aliqua re   = mi guardo da qualcuno, da qualcosa
metuo, timeo, vereor alicui, alicui rei   = temo per qualcuno, per qualcosa
aliquem, aliquid   = temo qualcuno, qualcosa
ab aliquo   = temo da parte di qualcuno
de aliquo, de aliqua re   = temo riguardo a, pensando a qualcuno, a qualcosa
vaco alicui, alicui rei   = sono libero per, mi occupo di, attendo a qualcuno, a qualcosa
aliqua re, ab aliqua re   = sono libero da qualcosa

 

Es.:  Cave tibi, quaeso = Pensa a te stesso, ti prego;

Cave canem = Attento al (guardati dal) cane;

Alexander monitus est ut a medico caveret = Alessandro fu avvertito di guardarsi dal medico;

Senectus legibus et institutis vacat = I vecchi si occupano delle leggi e delle usanze;

Dii inmortales dolore vacant = Gli dèi immortali sono liberi dal dolore.

 

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