Dativo
specifico d) Dativo di agente; e) Dativo di fine; g) Doppio
dativo; h) Dativo
etico.
Indica la persona o cosa a vantaggio o svantaggio della quale si compie l’azione espressa dal predicato. In italiano tale complemento è introdotto di solito dalla preposizione "per" (quello di svantaggio anche dalla preposizione "contro"). Es.: Quicquid discis, tibi discis = Tutto quel che impari, lo impari per te; Sibi quisque peccat = Ciascuno pecca contro se stesso.
Se però sull’idea del vantaggio prevale quella della difesa, in latino si ha pro + ablativo.
Es.: Pro libertate patriae pugnavimus = Abbiamo combattuto per la (= in difesa della) libertà della patria.
E’ un costrutto ignoto all’italiano, ma comune in altre lingue indoeuropee (ad es. il francese), in base al quale il possessore di una cosa si esprime in dativo retto dal verbo "essere", mentre la cosa posseduta diventa soggetto. Osserva il seguente schema:
In italiano tradurrai questo costrutto con il verbo "avere", seguendo all’inverso il procedimento sopra descritto. Es.: Iis genus aetas eloquentia prope aequalia fuerunt = Ad essi furono (= essi ebbero) estrazione sociale, età ed eloquenza quasi pari. Nota bene: 1) Il possesso di beni materiali è espresso di preferenza con i verbi habeo o possideo. Es.: Tria praedia Roscius possidet = Roscio ha tre poderi. 2) Il possesso di qualità intellettuali o morali si esprime di preferenza con insum o sum costruiti con in + ablativo o con il dativo; oppure con il semplice complemento di qualità. Es.: Digni sunt amicitia quibus in ipsis inest causa cur diligantur = Sono degni di amicizia coloro che hanno in se stessi la ragione per essere amati; Caesar singulari audacia fuit = Cesare aveva (ebbe) un coraggio eccezionale (lett.: "era di coraggio eccezionale"). 3) Nella locuzione idiomatica mihi nomen est (= a me è nome = io mi chiamo), o in locuzioni analoghe, il nome proprio può essere espresso in nominativo o in dativo (attratto da mihi). Es.: Mihi nomen est Iulius (oppure: Mihi nomen est Iulio) = Mi chiamo Giulio. 4) Se, più che un possesso, si intende indicare una proprietà, si usa il genitivo. Es.: Haec Marci sunt = Queste cose sono di (= sono
di proprietà di) Marco; diverso da Haec Marco sunt = Marco ha (= ha
il possesso di) queste cose.
Detto anche dativo del punto di vista (dativus iudicantis), indica la persona dal punto di vista della quale ha valore quanto espresso dal predicato. Es.: Quinctia formosa est multis; mihi candida, longa, recta est (Catullo 86. 1-2) = Quinzia per molti è bella; per me è bianca, alta, slanciata.
Esprime il complemento di agente, in luogo del più comune costrutto con a, ab + ablativo: a. con la perifrastica passiva. Es.:
Hoc est tibi pervincendum = Questo è da vincersi da te = Tu devi
vincere questo (= questa battaglia). b. più raramente, con alcuni verbi passivi (specie nelle forme composte). Es.: Zenonis ratio mihi probatur = La dottrina di Zenone è approvata da me = Io approvo la dottrina di Zenone.
Nota bene: Se c’è il rischio dell’ambiguità, cioè se il verbo regge già un dativo, non si usa il dativo di agente (cfr. perifrastica passiva). Es.: Mihi a te subveniendum est = Io devo essere aiutato da te = Tu devi aiutarmi.
Indica lo scopo al quale tende l’azione espressa dal predicato. Si trova con verbi come do, tribuo, mitto, habeo, venio etc. in locuzioni come: mittere dono = mandare in dono crimini tribuere = ascrivere a delitto auxilio venire = venire in aiuto relinquere praesidio = lasciare a difesa, etc.
Es.: Hoc mihi muneri misit frater meus = Questo me l’ha mandato in dono mio fratello; Dux receptui cani iussit = Il comandante ordinò che si suonasse la ritirata (lett.: per la ritirata).
Nota bene: Il complemento di fine si esprime anche, come sai, con ad
+ accusativo o con il genitivo seguito da causā o
gratiā.
Indica l’effetto al quale giunge l’azione espressa dal predicato e si trova di regola col verbo sum in locuzioni come: saluti esse = essere di salvezza auxilio esse = essere di aiuto curae (cordi) esse = stare a cuore ludibrio esse = essere oggetto di scherno, etc.
Es.: Amicitia in rebus adversis auxilio est = L’amicizia è d’aiuto nelle avversità.
Non è altro che l’unione di un dativo di fine o
di effetto con un dativo di termine
o di interesse (vantaggio
o svantaggio). Es.: Studia nostra mihi saluti fuerunt = I nostri studi mi sono stati di salvezza (dativo di vantaggio + dativo di effetto); Ei crimini datum est pecuniam accepisse = Gli fu ascritto a delitto il fatto di avere ricevuto del denaro (dativo di svantaggio + dativo di fine); Haec Veranius meus mihi muneri misit = Queste cose me le ha mandate in dono il mio Veranio (dativo di termine + dativo di fine).
Indica partecipazione psicologica da parte di chi parla o scrive a quanto espresso dal predicato. Si usa solo con i pronomi personali. Es.: Quid mihi agis? = Che mi combini?
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