CENI:
il dramma di una fanciulla violentata (dalle Metamorfosi di Ovidio)
Inizia qui una piccola carrellata di figure femminili tratte
dalle opere degli antichi scrittori greci e latini. Donne celebri e meno
celebri, reali o avvolte nella leggenda, ma tutte degne di essere ricordate e
conosciute per la loro personalità e per il messaggio umano che sono in grado di
trasmetterci anche a distanza di molti secoli.
Apre la nostra carrellata, Ceni.
Siamo nel XII libro delle Metamorfosi di Ovidio. E’ in corso la guerra di Troia,
ma c’è un momento di tregua. Le armi tacciono. Si è da poco concluso il duello
fra Achille e Cigno, un duello che sembrava impossibile da vincere per Achille,
perché Cigno era figlio di Nettuno, ed era invulnerabile in tutto il corpo.
Achille, però, che non si rassegnava a perdere, non riuscendo a colpire a morte
l’avversario con le armi, lo aveva assalito brutalmente a mani nude, e,
inchiodandolo a terra e stringendogli i lacci dell’elmo attorno al collo, lo
aveva strangolato, togliendogli così con il respiro anche la vita.
Da questo duello ha inizio la tregua.
Dopo qualche giorno, sempre durante questa tregua, Achille compie un sacrificio
in onore di Pallade e durante il banchetto che segue al sacrificio, i capi
guerrieri, riuniti a mensa, invece di ascoltare musica e canti, preferiscono
passare il tempo raccontando le proprie imprese. Ma il ricordo del duello di
Achille e Cigno è troppo vivo ed è difficile narrare un’impresa che possa
reggere il confronto
E’ a questo punto che Nestore, il vecchio saggio dell’Iliade, prende la parola e
dice: “ In questa vostra epoca Cigno è stato l’unico a non temere le armi, ma un
tempo io stesso vidi Cèneo di Perrebia subire innumerevoli colpi senza rimanere
ferito, ma la cosa più straordinaria è che Cèneo una volta era una donna”.
Un brusio di stupore si diffonde fra gli astanti e fra tutti Achille dice:
“Racconta, ti prego, siamo tutti ansiosi di ascoltare le tue parole. Chi era
Cèneo? Perché cambiò la sua natura? Ci fu qualcuno che lo vinse, se mai fu
vinto?”
E Nestore inizia il suo racconto: “La mia lunga vita mi ha permesso di essere
testimone di molti fatti e, anche se la vecchiaia me ne ha cancellati alcuni,
altri li ricordo molto bene. Tanto tempo fa viveva in Tessaglia una fanciulla.
Il suo nome era Ceni. Era bellissima e la fama del suo fascino si era sparsa a
tal punto che molti pretendenti delle città vicine la desideravano e aspiravano
alle sue nozze, ma invano. Anche tuo padre, Achille, avrebbe voluto sposarla se
non gli fosse già stata promessa in moglie tua madre. Comunque, Ceni non volle
sposare nessuno. La vita di Ceni trascorreva probabilmente tranquilla. Un
giorno, però, mentre vagava in una spiaggia deserta, il dio del mare, Nettuno,
la violentò, ma dopo aver goduto dell’estasi dell’amore, rivolto a Ceni, le
disse: “Stai tranquilla, qualunque desiderio tu possa esprimere, sarà esaudito.
Scegli quello che vuoi”. E Ceni rispose: “L’oltraggio che ho subito, mi fa
scegliere il massimo: che mai più debba patire un tale affronto. Fa’ che non sia
più femmina!”. Già mentre pronunciava queste parole, la voce di Ceni aveva
assunto un tono grave, da uomo. Nettuno aveva esaudito il desiderio della
fanciulla all’istante e aveva aggiunto un dono in più. L’aveva resa oltre che
uomo, anche invulnerabile in tutto il corpo.
Ceni, diventata uomo col nome di Cèneo, si allontana lieta del dono e va a
trascorrere la sua esistenza in attività virili.
Trascorre del tempo e Cèneo si
trova coinvolto nella battaglia contro i Centauri in cui fa strage di avversari.
Inferocito e sprezzante, Latrèo, un centauro, gli rivolge queste focose parole:
“Dovrò sopportare anche te, Ceni? Perché per me tu sarai sempre Ceni, una donna.
Hai dimenticato la tua vera natura? Non ti viene in mente a che prezzo hai
ottenuto questo falso aspetto di uomo? Pensa a come sei nata e a cosa hai dovuto
subire e va’ a prendere la conocchia e il cestino e fila la lana come si
conviene a una donna e lascia la guerra agli uomini”.
Ceni subisce ancora, anche se a parole, l’offesa e il disprezzo di un maschio.
Oggi le avrebbero detto: “Vai a fare la calza!”
I centauri che non ne sopportano il valore, alla fine
riusciranno ad ucciderla soffocandola con una foresta di alberi sradicati e
gettati su di lei. Narra la leggenda che da sotto quella catasta di tronchi fu
visto uscire un uccello dalle ali fulve dalla rara bellezza come di rara
bellezza era stata la fanciulla prima di subire la violenza del dio. L’uccello
fu visto volteggiare nel cielo una sola volta e poi scomparve, ma a noi resta
nel cuore una fanciulla che nel fiore dei suoi anni, mentre spensierata cammina
lungo la spiaggia, subisce l’affronto peggiore che possa accadere a una donna e
reagisce rinnegando la sua natura di donna per non dover mai più subire nulla di
simile.
Nelle opere degli antichi incontriamo altre donne che hanno subito violenza, una
piaga che ancora oggi non vuole estinguersi. Tutte reagiscono. Ognuna secondo la
sua natura.
Un po’ alla volta le conosceremo.
La nostra rubrica continua…….
|