Il commento dei nostri esperti: Il
brano di greco di Epitteto, proposto per la seconda prova del liceo
classico, presenta delle grosse difficoltà interpretative, in particolare
nel terzo periodo, come stanno a testimoniare le diverse, talvolta
opposte, traduzioni fornite da illustri filologi e pubblicate da "Les
Belles Lettres" e dalla "Loeb Classical Library", per
citare solo le fonti più famose ed accreditate. Non possiamo perciò che deprecare una simile scelta, destinata a penalizzare ingiustamente ed assurdamente l'onesto lavoro di molti studenti.
Si noti in particolare che, mentre alcuni interpreti intendono la domanda introdotta da come retorica negativa, evidentemente ironica (ed anche noi la pensiamo così), altri al contrario la intendono come retorica affermativa, prendendo così sul serio l'affermazione, a dire il vero paradossale, secondo la quale il nome di Ateniese o Corinzio proverrebbe da un'entità superiore. Del tutto "sui generis", poi (sebbene valida ed interessante), l'interpretazione proposta da Renato Laurenti, che sottintende il verbo della principale ("derivi"). Un'ulteriore precisazione si rende necessaria per il primo periodo: infatti molti interpreti traducono "non dire mai a chi ti chiede di dove sei che sei ateniese o corinzio", oppure "non dire mai a chi ci chiede di dove siamo che siamo ateniesi o corinzi", mentre il testo greco usa una inequivocabile terza persona (), riferita certamente a Socrate, per cui la traduzione letterale è quella data da noi: "non dire mai a chi gli domandava di dove fosse che era ateniese o corinzio" (si ricordi che il greco non segue la consecutio!). Tuttavia,
dato che Socrate non parla a nome proprio, ma a nome dell'intera umanità,
riteniamo che l'uso del "tu
generico" o della prima persona plurale sia perfettamente legittimo,
ed auspichiamo che gli insegnanti ne tengano conto nella correzione degli
elaborati d'esame.
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