Cicerone porge i suoi saluti ad Attico Sappi che in questo momento nulla mi manca tanto quanto un uomo tale con cui possa condividere tutti gli affanni che mi tormentano (lett.: tutte quelle cose che mi colpiscono con qualche preoccupazione), (un uomo) che mi ami, che sia saggio, con il quale io, parlandogli, non debba fingere nulla, nulla dissimulare, nulla nascondere. E' infatti lontano il fratello tanto affezionato. Metello non è un uomo ma "spiaggia e aria" e "vera solitudine". Ma tu che hai sollevato spessissimo con le tue parole e i tuoi consigli (lett.: con il discorso e il consiglio tuo) la preoccupazione e l'afflizione del mio spirito, che sei solito essere un compagno per me nella vita pubblica (lett.: nello Stato) e un confidente in tutte le questioni private e partecipe di tutti i miei discorsi e di tutti i miei piani, dove sei? Sono stato così abbandonato da tutti che l'unico sollievo che ho è nei momenti trascorsi (lett.: ho tanto di quiete quanto viene trascorso) con mia moglie, con la mia figliola e con il dolcissimo Cicerone. Infatti quelle nostre famose amicizie carrieristiche e di facciata hanno lustro (lett.: sono in qualche splendore) nel Foro, (ma) non hanno (nessun) risvolto positivo in privato (lett.: non hanno frutto domestico). E così (anche) quando la casa è ben piena (di clienti) al mattino, quando scendo al Foro pigiato da schiere di amici, non posso trovare tra (quella) gran folla nessuno con cui poter scherzare liberamente o lamentarmi come in famiglia. Perciò ti aspetto, ti desidero e ormai ti chiamo anche. Sono molte le preoccupazioni che mi turbano e che mi affliggono ma che credo di poter risolvere in una passeggiata chiacchierando con te e ottenendo il tuo ascolto (lett.: che io sembro a me stesso di poter risolvere dopo aver trovato le tue orecchie con il discorso di una sola passeggiata). Copyright: traduzione di proprietà del sito www.studentimiei.it. Diritti riservati. |