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Ambizione di Cesare
Ο δὲ Καῖσαρ εὐθὺς ἀπὸ τῆς στρατηγίας τῶν ἐπαρχιῶν τὴν ᾿Ιβηρίαν λαβών, ὡς ἦν
δυσδιάθετον αὐτῷ τὸ περὶ τοὺς δανειστάς, ἐνοχλοῦντας ἐξιόντι καὶ καταβοῶντας,
ἐπὶ Κράσσον κατέφυγε, πλουσιώτατον ὄντα ῾Ρωμαίων, δεόμενον δὲ τῆς Καίσαρος ἀκμῆς
καὶ θερμότητος ἐπὶ τὴν πρὸς Πομπήϊον ἀντιπολιτείαν. Ἀναδεξαμένου
δὲ τοῦ Κράσσου τοὺς μάλιστα χαλεποὺς καὶ ἀπαραιτήτους τῶν δανειστῶν, καὶ
διεγγυήσαντος ὀκτακοσίων καὶ τριάκοντα ταλάντων οὕτως ἐξῆλθεν ἐπὶ τὴν ἐπαρχίαν. Plutarco, Cesare 11. 1-6
Ed ecco la traduzione letterale
Cesare, subito
dopo la pretura, avendo ricevuto tra le province la Spagna, poiché per lui era
difficile da sistemare la (questione) dei creditori che lo molestavano e
inveivano contro di lui che stava partendo, ricorse a Crasso, che era il più
ricco dei Romani, ma che aveva bisogno del vigore e del calore di Cesare per
l’opposizione politica a Pompeo. Ed essendosi Crasso preso su di sé i più
accaniti e implacabili tra i creditori, avendo garantito per ottocentotrenta
talenti, partì così per la provincia.
Si dice che mentre egli (=
Cesare) oltrepassava le Alpi e passava accanto ad una cittadella barbara abitata
da pochissimi uomini e squallida, i compagni ridendo e scherzando (lett.: con
riso e scherzo), dissero: “Vi sono forse anche qui delle ambizioni per le
cariche e gare e invidie dei potenti fra di loro per il primato?”; e Cesare,
fattosi serio, disse loro: “Io, comunque, preferirei essere il primo presso
costoro che il secondo presso i Romani”. Allo stesso modo, un’altra volta in
Iberia, mentre aveva del tempo libero, leggendo uno degli scritti su Alessandro,
rimase per lungo tempo a meditare fra sé e sé, poi pianse anche; avendogli gli
amici chiesto con meraviglia il motivo, disse: “Non vi sembra essere degno di
dolore, il fatto che Alessandro alla mia età (lett.: essendo di tale età) già
regnasse su tanti popoli e da me invece non è stato fatto ancora nulla di
illustre?”.
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